L’Ecofin congela la tassa sulle banche

L’Europa frena sulla tassazione delle banche: l’obiettivo, per ora, è una riforma più complessiva del sistema creditizio e delle norme di Basilea. Sotto la spada di Damocle del blocco dei voli causato dal vulcano islandese che ha costretto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ad anticipare alla mattina il rientro in Italia, i Paesi europei riuniti nell’Eurogruppo e nell’Ecofin hanno trovato il consenso per «stoppare» la proposta del commissario Michel Barnier, appoggiando invece le misure proposte dall’Fsb di Mario Draghi che ha fatto appello ai governi perché portino avanti la riforma di Basilea III, senza lasciarsi condizionare dalle banche.
I governi, ha scandito Draghi, «devono ascoltare le banche ma non devono desistere dall’obiettivo di un sistema finanziario con più capitale e meno debito», che sia «meno redditizio e quindi meno rischioso». In particolare, «è molto importante che le piattaforme regolamentate sui derivati siano accettate da tutti», ha sottolineato Draghi.
Il governatore ha ribadito un messaggio lanciato più volte ma evidentemente non accettato dai banchieri che, non mancano in misura quasi quotidiana di paventare i rischi dall’introduzione delle norme. «Non sono un decreto del principe, paracadutato» dall’alto, ha spiegato Draghi: saranno applicate in maniera graduale e solo quando la ripresa arriverà, come ha ripetuto anche il G20, e non si può ora dire quindi che «avranno un impatto devastante sulle banche». «Più si avvicina il termine di entrata in vigore delle nuove norme di Basilea, tanto più l’industria bancaria e l’industria in generale cercano di fermare questo percorso», ha sottolineato il governatore di Bankitalia.
Sulla tassa per le banche Draghi vede confermata la sua linea di cautela. Sia il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che il commissario Ue, Olli Rehn, invitano «alla prudenza» per gli effetti che questa potrebbe creare sugli istituti di credito, e in ultima analisi sui consumatori, non risolvendo peraltro i nodi sistemici all’origine della crisi. Il ministro dell’Economia spagnolo Elena Salgado riconosce come «non c’è ancora un accordo» e che «bisogna lavorare molto». Incerto è anche cosa questa tassa andrebbe a finanziare: se un fondo anticrisi o uno per rimborsare le casse pubbliche. Gli incontri sono serviti inoltre per chiarire la volontà della Commissione di un controllo preventivo dei progetti di bilancio degli Stati che aveva provocato i dubbi e le perplessità di alcuni Paesi, Germania e Spagna in testa, che temono di vedere intaccate le sovranità dei parlamenti nazionali.

Il commissario Rehn ha detto che non ci sarà un veto della commissione europea sui progetti di bilancio degli Stati, ma un «coordinamento delle politiche economiche», attraverso l’introduzione di un semestre (gennaio-giugno) di «esame» dove i Paesi presenteranno i loro progetti.

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