L’eredità del passato Graduatorie piene di diritti ma senza doveri

«Sono preside da vent'anni - testimonia un capo di istituto di una scuola milanese -, spesso mi capita di cercare supplenti su un elenco di nomi lungo quattro metri e non trovo nessuno. Abbiamo per le mani liste fantasma con insegnanti teoricamente disposti a fare lezione, ma che poi, all'atto pratico, preferiscono starsene a casa». L’inizio del disastro delle graduatoria ha una data: il 2002, anno in cui si riconobbe ai supplenti la possibilità di scegliere tra ben 30 istituti (poi ridotti a 20), anche lontani dalla loro città di residenza; togliendo, cosa ancor più grave, ogni penalizzazione per chi rifiuta sistematicamente l’incarico. In passato, infatti, era previsto il cosiddetto «accodamento», cioè la retrocessione all’ultimo posto della graduatoria in caso di rifiuto ingiustificato della proposta di supplenza.

L’anno scorso il ministro Fioroni adottò delle piccole modifiche che però non cambiarono la sostanza di un meccanismo totalmente assurdo. Uno stillicidio burocratico che ancora oggi obbliga la scuola a rispettare una classifica che ingloba potenziali supplenti residenti a centinaia di chilometri dalle scuole con le cattedre «scoperte».

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