L’euro è un mezzo, non un fine

Ma tu sei favorevole o contrario al­l’euro? Mi chiede un lettore. Odio le semplificazioni con l’accetta e non voglio morire per l’euro, ma nem­meno per abbatterlo

L’euro è un mezzo, non un fine

Ma tu sei favorevole o contrario al­l’euro? Mi chiede un lettore. Odio le semplificazioni con l’accetta e non voglio morire per l’euro, ma nem­meno per abbatterlo.

Vi parlerò non da economista ma col senso comune aiutato dalla filosofia. Le monete sono un mezzo, non un fine. Non potete identificare un fine - l’Euro­pa, i popoli, la tutela delle sovranità – con un mezzo.

L’euro, si sa, nacque male. Dal punto di vista simbolico e ideale, ma non solo, il suo peccato originale fu di non avere come fonte e paradigma l’oro, la riserva aurea. Se fosse nato aureo oggi forse sa­rebbe meglio. Invece lo si agganciò alla moneta più forte d’Europa, il marco, che ebbe un rapporto alla pari con l’eu­ro, e questo rese i tedeschi più potenti di prima. Noi invece accettammo il rappor­to di uno a due ( circa duemila lire per un euro) e fu un guaio. Ma se il giogo vale la candela...

Invece l’euro ha acuito le lacerazioni europee, ha drammatizzato i debiti na­zionali, ha fatto collassare le economie, ci ha reso più schiavi di banche, finanze e agenzie di rating. Insomma, non ci ha reso più europei ma più disperati.

Dunque, lo aboliamo? Sarebbe una scorciatoia assai popolare, ma non mi giocherei un processo europeo per un vantaggio elettorale. Anche il voto è un mezzo, non un fine.

È più importante l’Europa, e l’Italia, che un partito e un leader.Allora dico:provate a salvare nel­l’euro l’Europa, a partire dai popoli. Ma non sacrificate i popoli alla moneta. Per­ché lo scopo non è salvare la moneta, ma salvare i popoli. I mezzi non distrugga­no i fini.

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