Ma l’idea di un amministratore pubblico può finire sul «registro degli indignati»

(...) Giacché nell’intervento su facebook della signora Armella si diceva, riferendosi a una bottiglia di champagne, che «oggi l’abbiamo stappata», avrei avuto qualche concreto problema a ricondurre il soggetto della frase al padre della signora che, scopro peraltro in questo momento con sincero rincrescimento, essere mancato diversi anni fa. La prima persona plurale ritengo possa ancor oggi rappresentare due o più persone delle quali almeno una è quella che scrive. In questo caso la signora Armella. La cui malinconia ho avuto il torto di non cogliere, probabilmente credendo che il brindisi fosse invece gioioso, condito com’era da alcuni «cin cin» ottenuti in risposta sulla pagina facebook.
E così pure credevo che parlare di piazza «virtuale tutta mouse e tastiera» fosse da parte mia più che sufficiente a ribadire il concetto che materialmente l’estensore dell’intervento non cercava di colpire il premier dimissionario usando un pc come mazza da baseball per scagliare centesimini. Il brindisi alle dimissioni del «padrone di Craxi», espressione che scopro non essere né un «commento» né un’espressione di «odio» (quindi secondo la signora Armella, evidentemente deve trattarsi di una realtà inconfutabile), credo possa quantomeno meno valere un motivo di «contiguità» con quanti i festeggiamenti li hanno fatto sulla piazza reale. Prendo comunque atto con estrema soddisfazione di aver sbagliato, giacché, pur non esprimendolo mai direttamente, la vostra dipendente condanna sdegnata i violenti che erano a Roma all’uscita di Palazzo Grazioli.
Accetto invece le accuse della signora Armella riguardo alla «serie di valutazioni pesanti e gratuite sul modo di interpretare il ruolo di amministratore pubblico». Sì, se dire che un amministratore pubblico dovrebbe astenersi da comportamenti ed esternazioni da ultrà della politica, lo ammetto, queste sono le mie pesanti e offensive valutazioni. Ritengo che se la moglie di Cesare dev’essere al di sopra di ogni sospetto, lo debba essere tanto più se, oltre che moglie di Cesare, è stata pure posta su una poltrona pubblica. È sacrosanto che abbia idee personali, è davvero ipocrita pretendere che non le abbia. Sperare che non si lasci andare a esternazioni destinate a centinaia e centinaia di persone, obiettivamente è solo una questione di bon ton istituzionale. E in effetti nessuno ha invocato l’intervento della magistratura. Non c’è reato nello sfogo su facebook. L’opportunità, il galateo politico, lo stile non possono essere iscritti al registro degli indagati, ma a quello degli indignati magari sì.
La signora Armella chiede di essere giudicata per quello che fa. Ed è pertanto difficile capire perché non accetti un giudizio per quello che ha fatto. Perché se è vero che l’Ente Fiera ha finora avuto bilanci pesantemente in rosso, è altrettanto vero che l’attuale presidente non ha ancora presentato un bilancio della sua gestione. Quindi, certo che a brevissimo il suo primo rendiconto sarà subito con segno positivo, questo quotidiano, magari con un articolo che potrò anche firmare io senza problemi, tornerà a farle i complimenti. Come già avvenuto in passato. Perché come chiede la signora Armella, la giudichiamo volentieri. A patto che accetti anche quando le diamo torto. Sennò è troppo facile.
Anch’io spettabile Fiera, vorrei dire che su una cosa almeno concordo con quanto scritto dalla sua dipendente. E cioè che avremmo dovuto iniziare prima a indagare sui problemi del vostro ente. Meglio tardi che mai.

In conclusione, spettabile Fiera, la prego di voler rivolgere, e questo fuori da ogni polemica, alla signora Armella, il mio sentito dispiacere per il coinvolgimento in questa disputa di una persona che non c’è più e che a lei era giustamente molto cara. Ripeto che non lo immaginavo. Perché su simili argomenti non intendo sia giusto fare discorsi politici né sfide dialettiche pur se appassionanti.

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