Federico De Rossi
da Savona
La tempesta mediatico-giudiziaria sulle coop rosse e il collateralismo tra affari e politica nella sinistra italiana contagia anche Savona. Da oltre dieci anni giace socchiusa sui tavoli della procura savonese uninchiesta con al centro una delle numerose cooperative edilizie legate alla rete coop savonese, una coop particolare, «edificatrice», che quindi può usufruire dei fondi per la costruzione di case popolari, oltre ai tutti noti vantaggi delle società a sistema cooperativo.
Dopo unattenta investigazione condotta dal comando provinciale dei carabinieri di Savona e da un coraggioso maresciallo che ha portato avanti in prima persona tutti gli accertamenti, con tanto di testimonianze e informative inviate al pm savonese Alberto Landolfi, il fascicolo è stato di fatto lasciato in un cassetto. Alcuni indizi probatori dimostrerebbero come la cooperativa edilizia operante in due lotti di terreno a Quiliano, Legino e Lavagnola non abbia mai restituito ai 30 soci assegnatari il pagamento dell'Iva a seguito delle ben 22 fatture riguardanti le voci di spesa per i lavori di costruzione. La somma totale dell'importo è stata stimata in 695.519.951 delle vecchie lire, secondo il bilancio complessivo del caseggiato illustrato ai soci partecipanti.
Ma a loro, i soci della cooperativa, non è stato dato neanche un centesimo, e i soldi sono finiti nella voce «lavori straordinari»; tra i registri ufficiali dell'Ufficio Imposte di Savona non si parla di rimborsi Iva né tantomeno di importi certificati da restituire. Non solo, non tornano infatti i conti sui bilanci tra il 1982 e il 1992 della cooperativa edilizia documentati dall'indagine. I contributi erogati in due diverse delibere dell'allora giunta regionale ligure, una datata 11 aprile 1978 e la seconda del 30 dicembre 1982, non trovano riscontro nei documenti e nelle lettere sui rendiconti inviati ai soci, tenuti all'oscuro sul reale importo erogato dalla Regione: per la cooperativa edilizia, dalla Regione Liguria è arrivato un contributo di 76.019.085 di lire, mentre ai soci è stato certificato un contributo regionale di 55.632.555 lire, con una differenza di 20.386.530.
Inoltre, la cooperativa ha aggiunto nel corso degli anni un altro capitolo di spesa per coprire i buchi nel bilancio: «spese di trasformazione», lavori mai realizzati, eseguiti a loro spese dagli stessi soci della cooperativa. Ma dove sono finiti tutti questi soldi? Se lo chiedono ormai da troppo tempo gli ex soci assegnatari, che hanno presentato anche un formale esposto al competente Ufficio Provinciale del Lavoro. Ma nessun accertamento è stato intrapreso a carico del presidente della cooperativa né nei confronti dei dirigenti responsabili.
Alcuni degl'ex soci della cooperativa edilizia, quasi tutti «ex compagni» arrabbiati e lavoratori di tutta una vita nell'arcipelago delle coop savonesi, parlano ormai liberamente delle grosse somme di denaro destinate alle società cooperative che finivano chissà dove, raccontano dei decurtamenti nelle buste paghe per opporsi a queste logiche portate avanti dai loro «compagni dirigenti». E parlano delle clamorose e poco conosciute voragini economiche del sistema coop, e ancora di fondi e contributi che dai bilanci sparivano nel nulla, il tutto a danno proprio dei soci o dei lavoratori.
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