«Per l’indipendenza di Bankitalia ci vuole una pluralità di azionisti»

Secondo Draghi può essere utile un limite al diritto di voto

Gian Battista Bozzo

da Roma

Una «pluralità di azionisti»: appare questa la soluzione migliore per assicurare l’indipendenza della Banca d’Italia, dopo il riassetto previsto dalla legge sul risparmio che prevede il passaggio in mano pubblica delle quote attualmente detenute dalle banche private. Lo spiega il governatore Mario Draghi nel corso di un’audizione alla commissione Finanze del Senato: «La proprietà non deve avere alcuna ingerenza nelle funzioni istituzionali» della Banca centrale. E in questa prospettiva, aggiunge, «un limite al diritto di voto può essere utile, così come la pluralità degli azionisti e la distribuzione equilibrata delle quote». La legge sul risparmio deve essere completata, afferma Draghi, superando alcuni «punti critici».
L’assetto proprietario della Banca centrale è uno di questi. Entro tre anni dall’approvazione della riforma, saranno disciplinate le modalità di trasferimento delle quote, e il governatore ricorda come la Bce abbia più volte richiamato il legislatore italiano sulla necessità di prevedere «adeguate garanzie» dell’autonomia di Bankitalia. Alla distribuzione «equilibrata» delle quote e al limite ai poteri legati al voto, si somma la funzione di controllo dei requisiti dei potenziali acquirenti, che il nuovo Statuto delega al Direttorio e al Consiglio superiore della banca. È «priva di fondamento», secondo il governatore, l’ipotesi di un conflitto di interessi tra i controllori (le banche partecipanti al capitale) e l’istituto di vigilanza. E se i nuovi azionisti fossero le Fondazioni, il loro ruolo sarebbe completamente diverso da quello che svolgono come azioniste delle banche, «in cui hanno un interesse patrimoniale vero e proprio». Le Fondazioni, osserva, sono «più mature» di dieci o quindici anni fa.
Parlando dei punti critici di un provvedimento «riformatore e di ampia portata», Draghi osserva che «è opportuno valorizzare il rafforzamento degli obblighi di trasparenza come strumento per limitare il conflitto d’interessi». Inoltre, è da rivedere la norma che prevede la nullità dei contratti su prodotti finanziari senza prospetto informativo, applicandola soltanto all’operatore che rivende ai piccoli risparmiatori: «Non vi è motivo di estenderla agli altri investitori istituzionali», dice Draghi. Forse perché va riducendosi l’importanza del Cicr, è poi opportuno individuare forme di collaborazione più stretta tra ministero dell’Economia e autorità di vigilanza per prevenire e gestire le crisi finanziarie.
L’attuazione della legge sul risparmio porterà, inoltre, alla firma di due protocolli Bankitalia-Consob: il primo sul contributo della Banca centrale all’esame dei prospetti informativi sull’emissione di titoli bancari; il secondo definirà i modi in cui la Consob potrà accedere ai dati della centrale dei rischi, senza che emergano problemi di riservatezza.


A fine novembre, l’assemblea straordinaria della Banca d’Italia dovrebbe approvare il nuovo statuto, alla luce degli sviluppi intorno alla legge sul risparmio.
«L’opera è da completare», conclude Draghi, assicurando la massima collaborazione di via Nazionale.

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