L’Opec non basta, prezzi giù

Volevano una risposta dal mercato, e i signori del petrolio l’hanno avuta. Immediata e brutale: la recessione fa più paura del taglio consistente alle produzione - 1,5 milioni di barili in meno a partire dal prossimo primo novembre - deciso ieri a Vienna dall’Opec. La mossa del Cartello è stata accompagnata da un’ulteriore caduta dei prezzi del greggio, che hanno aggiornato i nuovi minimi degli ultimi 20 mesi: a New York il barile è sceso a 62,55, a Londra il Brent a quota 61 dollari. Il trend negativo, sostengono gli esperti, rischia di continuare poiché c’è il forte dubbio sulla concreta applicazione dei tagli.

A deprimere le quotazioni del greggio è però anche l’incapacità dell’Opec a coinvolgere nel giro di vite produttivo Paesi come la Russia, la Norvegia e il Messico e, nello stesso tempo, la sua incertezza nel tenere a bada un mercato decisamente incostante e volatile. Entro la fine dell’anno l’organizzazione potrebbe ridurre il surplus dell’offerta di ulteriori 300mila barili al giorno.

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