L’opposizione tuona: «Deve andarsene»

È Gianni Bernabò Brea (La Destra) che dà fuoco alle polveri, in apertura di consiglio comunale dedicato alle scuse del sindaco alla città. L’esponente dell’opposizione parla a voce bassa. Ma lancia siluri in ogni direzione: «Questa seduta - esordisce - è una farsa, un teatrino. Si capisce benissimo che nessuno vuole davvero chiedere le dimissioni del sindaco». Protesta Giuseppe Costa, Forza Italia: «Non è vero!». Il pubblico, foltissimo, comincia a scaldarsi, rumoreggia. Si notano due piccole claque contrapposte che si faranno sentire, eccome, nel seguito. Assolutamente irreprensibili nel comportamento, invece, i numerosi esponenti politici che prendono posto anche nelle tribune laterali. Arrivano Cristina Morelli (Verdi), Christian Abbondanza (Casa della legalità), Matteo Rosso, Alba Viani e Germano Benti (Forza Italia), Renato Penco (Udc), Roberto Dotta (braccio destro dell’onorevole Sandro Biasotti), Enrico Cimaschi (Lista Biasotti), Bruno Ferraccioli (Lega nord), Lillo Carbone (Ds), e la triade di presidenti di Municipio Pasquale Ottonello, Domenico Minniti e Agostino Gianelli. Via alle dichiarazioni. Parla il neo-senatore Enrico Musso, Pdl, che fa omaggio al sindaco: «Oggi è il suo compleanno. Le ho portato un regalino». È l’unica concessione al fioretto. Musso imbraccia la sciabola: «Si annuncia il rimpasto. Ma i casi sono due: o gli assessori epurandi dalla giunta sono persone per bene, e allora non si capisce perché cacciarli, oppure ci sono responsabilità precise, e allora lei, sindaco, deve trarne le conseguenze e dimettersi». Di più: «Lei, con il suo comportamento gravemente colposo - incalza Musso, guardando in faccia un’impassibile Marta Vincenzi -, ha oggettivamente favorito lo sviluppo del malaffare nell’amministrazione di Genova. La città è indignata, aspetta le dimissioni». Rincara la dose Lilli Lauro, Lista Biasotti, ignorando le contestazioni: «Lei, sindaco, ha effettuato una politica mediatica fatta di spot, annunci, proclami, promesse, ma nulla di concreto. Genova ha le carte in regola per decollare, ma deve scrollarsi di dosso la palla al piede della sinistra!». Intervengono anche, contro il sindaco, Raffaella Della Bianca (Fi), Giuseppe Murolo (An) e Alessio Piana (Lega), mentre Manuela Cappello (Idv), Bruno Delpino (Pdci), Antonio Bruno (Prc), Luca Dall’Orto (Verdi) e Alessandro Arvigo (Nuova stagione) si impegnano allo spasimo a difendere l’indifendibile. Meno, comunque, del capogruppo diessino Simone Farello che entra in orbita extraterrestre: «Ho guardato in volto tutti voi.

Non vi leggo quel piccolo mondo angusto e plumbeo che disegnano i giornali. Per quattro mascalzoni non si può dichiarare il fallimento di una intera generazione di politici. Sarebbe il fallimento della città». Poi spuntano i lucciconi. E Marta sentitamente ringrazia.

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