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L’Udc: meglio due opposizioni An in pressing sui programmi

Tra gli esponenti azzurri prevale la tesi di un'abile strategia del leader

L’Udc: meglio due opposizioni An in pressing sui programmi
Le anticipazioni della Stampa hanno portato un po’ di agitazione di fine estate sia nel partito di via dell’Umiltà che, in generale, in tutto il centrodestra. L’interrogativo: «sarà vero o non sarà vero?» ha tenuto banco in un domenica di fine agosto innescando un tam tam di telefonate, dichiarazioni e precisazioni.

All’interno di Forza Italia tante le versioni e interpretazioni che si sono alternate per tutta la giornata. Per molti «tutte fandonie», per altri «pure provocazioni del Cavaliere verso i suoi alleati». Secondo un autorevole esponente del centrodestra, infatti, «dietro l’annuncio di un nuovo partito, vi sarebbe la stessa strategia che ha spinto Berlusconi a corteggiare lo scudocrociato di Pizza e a non ostacolare la nascita del movimento di Storace: rosicchiare terreno agli alleati».
Il vicecoordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto definisce tutta la vicenda come «il sogno di una notte di mezza estate di qualche giornale».

Forza Italia, spiega Cicchitto, resta il partito leader del centrodestra «sotto la guida di Silvio Berlusconi», un partito che tende «ad aggregare l’alleanza di tutte le forze liberaldemocratiche e popolari contro il governo». Il resto, conclude l’esponente di Fi «sono solo sciocchezze». Per Stefania Prestigiacomo «Forza Italia non è un partito che si può smontare», e, dice, «credo che Berlusconi non abbia nessuna intenzione di farlo». La deputata azzurra non appare tuttavia sorpresa dalle rivelazioni pubblicate sulla Stampa. «Che Berlusconi abbia voglia di novità, questo si sa da tempo», dice la Prestigiacomo, sottolineando che in questo senso «ogni contributo, compreso quello dei circoli, è ben accolto». Nessun contraccolpo per Fi, dunque? «Credo che Berlusconi, in ogni caso, non possa prescindere dal gruppo dirigente di Fi, che tra l’altro è stato scelto e votato dagli elettori», chiosa l’ex ministro.

Spostandosi dentro An, la musica non è molto diversa. Altero Matteoli confessa di aver letto «con non poca incredulità la notizia della creazione da parte di Berlusconi di un nuovo partito». Il senatore di An accoglie allo stesso modo con «soddisfazione» la smentita, poi però parte l’affondo: «Serve un ritorno alla politica vera, alla pari dignità tra le forze della coalizione, a quella politica che non prevede falsi scoop mediatici ma che si prefigge lo scopo di preparare il centrodestra alla guida del Paese». A tal proposito, Matteoli rilancia la proposta di un tavolo per il programma di cui aveva parlato giorni fa proprio Berlusconi. Sempre da via della Scrofa Italo Bocchino, lancia il suo ironico affondo alla Brambilla: «La nascita del Partito della libertà è cosa troppo delicata e seria per essere affidata alla pur piacevole e dinamica Michela Brambilla. Costruire in Italia un grande partito nazionale conservatore - aggiunge - richiede un percorso culturale che deve impegnare classi dirigenti politiche e soggetti profondamente radicati sul territorio e la costruzione non può essere ridotta a una mera operazione di marketing».

Dalle fila dell’Udc tra i primi a commentare la notizia della Stampa è Rocco Buttiglione: «Accolgo con sollievo la smentita di Silvio Berlusconi. Del resto - spiega - un partito che si identifica interamente con Berlusconi c’è già ed è Forza Italia e nessuno sente il bisogno di un suo doppione». Per l’ex ministro «la notizia che Silvio Berlusconi si appresterebbe a fondare un nuovo partito lasciava perplessi e un po’ increduli». E Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, rileva che «l’idea del partito unico era già tramontata qualche settimana fa nel colloquio con Fini».

Poi rimarca lo strappo centrista affermando che «le opposizioni sono almeno due, fatto che finora ha dato esiti positivi».

Stupito della notizia della Stampa il segretario della Dca Gianfranco Rotondi: «Berlusconi è già presidente di Forza Italia e tessera d’oro della Democrazia cristiana per le autonomie: insomma ha due partiti, perché dovrebbe fondarne un terzo?».
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