Lavoro, la Cgil sconfessa Bersani, il Pdl difende i piccoli imprenditori

Sembra di essere in due Italie. Da una parte la foto Monti-Alfano-Casini-Bersani che immortala una politica tornata ragionevole e propositiva, dall'altra il quotidiano bollettino di guerra delle Procure che incalzano le giunte di mezza Italia. Sul secondo punto i riflettori della maggior parte dei mezzi di informazione si concentrano sui guai di quella lombarda e dell'asse Pdl-Lega, ma sono altri ad avere problemi seri. In Emilia è stato indagato per falso ideologico, presunti favori alla cooperativa del fratello, Vasco Errani, presidente della regione più rossa d'Italia. A Bari, il sindaco del Pd, Michele Emiliano, è sempre più nei guai. Dopo lo scandalo per i doni (champagne e ostriche) accettati da importanti costruttori, ora si scopre che gli stessi gli hanno anche affittato una casa. Rutelli ieri ha dato pubblicamente del ladro al suo ex tesoriere della Margherita e ultimo, a Milano, l'assessore Pisapia e l'assessore Tabacci stanno tremando per il caso Sea, la vendita della società che gestisce gli aeroporti a Vito Gamberale con una procedura sospetta diventata inchiesta giudiziaria con un ritardo inspiegabile rispetto alla denuncia, ritardo che sta imbarazzando non poco la Procura di Milano, in altre circostanze (che non riguardano la sinistra) molto ma molto tempestiva ed efficace.
Insomma, per Bersani non è un bel momento. Oltre ai guai giudiziari ha pure quelli politici. Deve fare una retromarcia di 180 gradi sulla giustizia e la Cgil ha respinto l'intesa raggiunta con Monti e Alfano sulla riforma dell'articolo 18. Non solo: ha tentato, zitto zitto, di far pagare ad artigiani e piccoli imprenditori il costo della riforma del lavoro ma ha sbattuto contro il muro alzato da Alfano a nome di tutto il Pdl.


A questo punto viene un dubbio: ma vuoi vedere che i dieci anni persi nella crescita del Paese non erano colpa della maggioranza ma dell'opposizione? Già, perché non c'è alcuna logica nel fatto che oggi Casini (Fini) e Bersani siano disposti a mettere la loro firma sulle stesse cose che fino a ieri, proposte dal governo Berlusconi, respingevano come improponibili. Evidentemente il problema non era politico ma personale. L'obiettivo era ribaltare il risultato elettorale, meglio se con la benevolenza della magistratura. Ma forse il vento sta cambiando anche lì.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica