Lavoro, vela e New York Ecco chi è lady Max Mara

«La cosa più importante che ci ha lasciato il nonno è il senso della famiglia» dice Maria Giulia Prezioso Maramotti, 30 anni, nipote di Achille, fondatore del Gruppo Max Mara, il colosso di Reggio Emilia che nel 2013 ha fatturato 1.3 miliardi di euro. Alta e bruna come sua madre Ludovica, simpatica ed esuberante come poche, la ragazza si è laureata in economia e finanza alla Bocconi e, dopo un master, si è trasferita a New York dove da tre anni segue la strategia retail del Gruppo per il Nord America. La incontriamo qui, durante la cena in onore di Amy Adams, testimonial per i prossimi due anni degli accessori Max Mara. «È un segmento importantissimo – puntualizza Maria Giulia – negli ultimi due anni le vendite sono cresciute del 33% soprattutto grazie alle borse che facciamo fare in una fabbrica acquistata in Toscana. Siamo molto contenti che Amy abbia accettato la nostra proposta visto che ne ha scartate ben tre da altre case di moda». La bellissima e bravissima attrice che ha avuto cinque nomination agli Oscar e vinto un Golden Globe come miglior interprete femminile di American Hustle, quest'anno sarà nel cast di Big Eyes girato da Tim Burton e nel 2016 reciterà nell'attesissimo Batman vs. Superman di Zack Snyder. Dunque una «A-list star» come dicono negli Usa delle dive talmente importanti che gli uffici stampa ti concedono di far loro una sola domanda. Visto che nelle foto di Mario Sorrenti sfoggia gli occhiali da sole ma soprattutto le iconiche borse «Signature» e «Margaux» di Max Mara, le chiediamo cosa sia la cosa più strana che le sia capitato di avere in borsetta. «Una lampadina fulminata – risponde Amy – volevo comprare il ricambio, ma prima dovevo intervenire a un evento importante». All'addetta stampa la risposta sembra troppo da casalinga e poco da star. Parte così una discreta gomitata nel fianco dell'attrice che prontamente aggiunge di ospitare a fine serata la cravatta del marito Darren Le Gallo con cui nel 2010 ha avuto una bambina chiamata Aviana perché lei, figlia di un mormone dello United States Army di stanza nella Caserma Edele di Vicenza, ha passato gli anni dell'infanzia ad Aviano. Basta un'occhiata alla sua microscopia borsina in satin rosso per capire che la conversazione è spontanea quanto una partita a tennis con i bignè al posto della pallina. Inoltre Maria Giulia è la prima esponente della terza generazione di una delle più importanti famiglie imprenditoriali italiane. «Giro gli Stati Uniti in lungo e in largo per visitare i nostri negozi – racconta – Abbiamo 72 monomarca ma ne vogliamo aprire altri. A settembre, inauguriamo una nuova boutique a Miami e poi dobbiamo concentrarci sul Canada in cui sta aumentando la clientela cinese». Fasciata in un abito da cocktail corto che lascia scoperte le sue belle spalle da velista («A novembre – confida – vorrei fare la traversata Atlantica») Maria Giulia sembra incurante della temperatura glaciale dovuta all'aria condizionata. «Ormai sono come le newyorkesi non sento il freddo. Inoltre ho una passione sviscerata per la loro musica, appena posso m'infilo nei migliori speak easy. Potrei scrivere un libro sugli incontri che si fanno in questi templi del blues o del jazz. Qui a New York vado in un posto di Harlem che si chiama Bill's Place: una cantina con 20 posti in tutto. Devi prenotare su internet e portarti il cibo e le bevande da casa.

Una volta ho portato una forma di parmigiano e da allora per me e le mie amiche c'è sempre posto». Inevitabile a questo punto chiederle cosa ne pensino in famiglia del suo hobby e lei serafica mostra le parole «Gimme Shelter» che si è fatta tatuare sulla nuca in onore di Keith Richards.

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