Legge Biagi, governo in balía di ricatti incrociati

L’ala radicale dell’Unione alza i toni dello scontro. Sgobio (Pdci): «Così non va». Il ds Angius: «Una follia pensare di eliminarla»

Legge Biagi, governo in balía di ricatti incrociati

da Roma

Sta cadendo nell’Unione il paravento della condanna al deputato no-global di Rifondazione Francesco Caruso per le sue accuse a Marco Biagi, definito «assassino». E quel che emerge dietro il «caso Caruso» è lo scontro sulle modifiche alla legge Biagi: un conflitto che sta salendo di tono, tanto che in molti, nella maggioranza, invocano una «verifica politica». Perché è proprio sulla legge 30 che si giocherà la battaglia d’autunno nel centrosinistra per definire il Protocollo sul Welfare. Rifondazione alza platealmente il prezzo politico dei suoi voti e chiede uno stravolgimento della legge Biagi: «Non bastano ritocchi», ha avvertito ieri il segretario, Franco Giordano, in un’intervista al Corriere della Sera: la riforma del lavoro «va cambiata radicalmente - dichiara -. Altrimenti non voteremo il protocollo sul Welfare».
È l’inizio dell’offensiva dell’ala radicale dell’Unione per spostare a sinistra il programma della coalizione nella speranza di riconquistare la base delusa dell’elettorato. Il Prc torna quindi a confermare la manifestazione contro la precarietà del 20 ottobre, ma dall’altro versante del centrosinistra arrivano reazioni di rottura. Per Gavino Angius (ds) vicepresidente del Senato, il sit in di ottobre è «irresponsabile e divide il governo». «Se Prodi segue Giordano si apre una crisi politica», chiarisce Emma Bonino, ministro per le Politiche europee: la posizione di Giordano sulla legge Biagi è «ideologica» e «coincide nei contenuti, a prescindere dai toni, con quella di Caruso». Le risponde il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero (Rifondazione): «Vorrei ricordare a Emma Bonino che le richieste di Rifondazione comunista sono semplicemente quelle di applicare il programma dell’Unione». Programma in cui non si parlava mai di legge Biagi, ma di legge Maroni, e se ne indicava un «superamento».
Quello del Prc è un ricatto «inaccettabile» per l’Udeur. Un aut-aut esagerato anche per i partiti più vicini a Rifondazione nell’ala radicale dell’Unione come i verdi: «La legge Biagi va cambiata, ma non bisogna lanciare ultimatum bellicosi», commenta il capogruppo alla Camera del sole che ride, Angelo Bonelli.
«L’intervista di Giordano - riflette l’ex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, di Forza Italia - è l’annuncio della irreversibile iniziativa politica che utilizza la legge Biagi per definire il baricentro del governo Prodi».
Cesare Salvi, della sinistra ds, esponente di Sinistra democratica, prende posizione: «Giordano ha ragione: la parte sul lavoro del protocollo sociale deve essere profondamente modificata, altrimenti non può essere votata dalla sinistra. Il Partito democratico non può pensare di imporre le proprie soluzioni al resto della maggioranza».
Il protocollo sul Welfare «va modificato», chiarisce anche il Pdci con Pino Sgobio: «Così non va. Prima che il protocollo arrivi in aula, il presidente del Consiglio si metta attorno a un tavolo insieme a tutta la maggioranza». E il capogruppo di Rifondazione al Senato, Giovanni Russo Spena, annuncia: «Il Prc e tutta la sinistra della coalizione insisteranno perché il programma sia rispettato intervenendo a fondo sulla legge 30 e riformando in maniera radicale la struttura del contratto a termine».
Ma fare una manifestazione contro la precarietà «nel pieno della discussione sulla finanziaria - risponde il ds Angius - non è compatibile con la permanenza del governo». Ed eliminare la legge Biagi «è folle».


Giordano «sposa la linea ideologica di Caruso», sottolinea dall’opposizione il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, sulla lunghezza d’onda di Emma Bonino. «Nient’altro che un bluff» definisce invece queste «dichiarazioni di guerra» estive l’ex ministro del Welfare Roberto Maroni, perché, alla fine, «tutto sarà sacrificato sull’altare delle solite poltrone».

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