«Una legge regionale farà crollare il valore degli alberghi in Riviera»

I piani regolatori dei Comuni non avranno più potere sul cambio di destinazione d’uso degli immobili oggi adibiti al turismo

«Una legge regionale farà crollare il valore degli alberghi in Riviera»

(...) liguri sta per abbattersi una mannaia che rischia di tagliare per sempre il valore delle loro proprietà. A lanciare l’allarme è il sindaco di Alassio, Marco Melgrati, che parla esplicitamente di «legge bulgara». In sostanza la proposta di legge sostiene che un albergo non possa più essere trasformato in edilizia privata e che resti albergo per sempre. «Un albergatore che ha scelto liberamente di acquistare, nel passato, un immobile a destinazione abitativa e con sacrifici lo ha trasformato in albergo pagandolo profumatamente a prezzo di mercato di allora - dice Melgrati - oggi, se anziano, se non ha figli o se i figli hanno scelto altre strade, non può decidere di ritrasformare in alloggi la sua attività, perché i “compagni” che occupano la Regione hanno deciso che non lo può fare».
Secondo Melgrati inoltre «la chicca di questa legge è poi quella che invita i Comuni a individuare le strutture marginali che potranno essere riconvertite in edilizia para popolare, ad un costo massimo di vendita, a ristrutturazione avvenuta di 2.500 euro al metro quadrato». La proposta, in questi termini, rischia di scatenare una rivolta nelle due Riviere. Il turismo alberghiero, sotto il profilo delle strutture, era stato regolamentato dalla legge regionale 25 del 1993, emanata dalla giunta di sinistra guidata allora da Giancarlo Mori. All’epoca la normativa diede il via a una fin troppo eccessiva liberalizzazione, tant’è che i Comuni a quel punto dovettero porvi rimedio: in pratica si diceva che qualunque zona che non era stata definita espressamente come «alberghiera» poteva essere riconvertita. Tutti possono immaginare quante forme ibride esistano: ci sono edifici che hanno un piano di albergo e altri di appartamenti, pensioncine con meno di 25 camere. Ieri a frenare eccessive disinvolture e speculazioni intervennero le amministrazioni locali, con i piani regolatori. Si misero freni. In pratica i Comuni posero paletti. Così fino ad oggi. Ma adesso ai piani regolatori locali viene tolta ogni possibilità decisionale e tutto viene bloccato dalla Regione.
Ma c’è di più a far arrabbiare gli operatori alberghieri. Ad oggi l’industria turistica non usufruisce in maniera significativa di contributi a qualunque titolo, a fondo perduto, in conto capitale o a interessi agevolati. «Viene da chiedersi - attacca Melgrati -, perché la Regione non abbia fatto una legge invece per incentivare il potenziamento e la riqualificazione degli albergi esistenti, finanziandola con un capitolo significativo in termini economici, mentre continua a sostenere l’industria pesante, come se fosse quella la peculiarità della nostra regione». Ma se non arrivano aiuti, perlomeno che non si affossi quanto i privati cercano di fare da soli. Invece no. «Lo Stato, in questo caso sostituito dalla Regione, decide in nome e per conto dei cittadini - dice Melgrati -, la proprietà diventa un optional, non viene più tutelata dalla Costituzione italiana e la libertà d’impresa viene schiacciata da decisionismo post comunista».
Un altro aspetto non va sottovalutato. «Sono moltissimi gli albergatori che per rendere più confortevole la propria struttura hanno acceso forti mutui - conclude Melgrati -, le banche li hanno concessi sulla base di una valore immobiliare che con la nuova legge potrebbe crollare.

Cosa accadrà? I burocrati della Regione si chiedano se vogliono rovinare centinaia di imprenditori che con fatica stanno lavorando e mantenendo oltre che le proprie famiglie anche quelle dei loro dipendenti». I Comuni turistici piccoli e grandi sono pronti alla mobilitazione.

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