Le lettere di Martinetti a Gadda ed Einaudi

D i Piero Martinetti (1872-1943) si è scritto della sua «indipendenza» e del suo disinteresse verso la politica. Si è anche detto, da parte degli esegeti di sinistra, che la sua filosofia fosse alta, seppure semplice, «meditazione interiore e disprezzo del rumore mondano». In realtà Martinetti è stato molto di più: un esempio di forza d’animo e di libertà. Pessimista e inattuale - se si eccettuano alcune consonanze con African Spir e Vilfredo Pareto - Martinetti fu un estraneo alle correnti filosofiche dei suoi tempi. Ma è stato tutt’altro che un emarginato. Come appare scorrendo le sue Lettere (1919-1942), ora pubblicate a cura di Pier Giorgio Zunino (Olschki, pagg. 266, euro 36), Martinetti godeva di grande credito. Tra i suoi corrispondenti si annoverano Benedetto Croce, Luigi e Giulio Einaudi, l’aristocratico Guido Cagnola e pure un giovane studente: Carlo Emilio Gadda.
L’epistolario di Martinetti, che copre un arco temporale che va dal 1919 alla morte, nel 1942, testimonia una ferma condanna di ogni intransigenza. Poco attratto dai minuti accadimenti della politica, la filosofia di Martinetti ha esaminato le ragioni che muovono la Storia, individuando due eterni contendenti, entrambi «colpevoli». Da una parte una élite dominante tesa all’affermazione dei propri egoistici interessi. Dall’altra una moltitudine «inchiodata a una irriformabile condizione di minorità spirituale, segnata dalla più bassa immoralità». Deluso dal liberalismo borghese e feroce nemico della ideologia marxista, Martinetti identificò in una aristocrazia dello spirito dedita al bene comune l’unica possibilità di miglioramento per l’uomo.
Nel 1926, mentre presiedeva il VI Congresso nazionale di filosofia, fu preso a bersaglio dalle autorità fasciste. Mussolini stesso intervenne per ordinare l'immediata sospensione del congresso. Per il filosofo fu l’inizio della fine. Due anni più tardi Martinetti diede alle stampe la Libertà. In questo straordinario saggio si indicano nell’amore per la libertà e nella lotta contro ogni fanatismo i fini più alti dell’individuo.

Il rifiuto di prestare giuramento al fascismo gli costò la cattedra di Filosofia teoretica presso l’università Statale di Milano. La successiva messa all’Indice dei suoi libri lo costrinse infine a ritirarsi in Piemonte, nella tenuta di famiglia. All'ingresso pose una targa con la scritta «Piero Martinetti - Agricoltore».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica