LIBRI sotto l’ombrellone

Ricordi di vita vissuta nei versi di Franco Bovio: dalle esperienze personali all’epopea della «sua» città

LIBRI sotto l’ombrellone

«La carica di umanità di Franco Bovio. È questo che mi ha sempre colpito di lui e l'ho ritrovata in Incontri». Così il giornalista Massimo Righi ha introdotto la raccolta di poesie, di cui è anche prefatore, in un Auditorium della Carige di via Chiossone tanto affollato che molti erano in piedi. E Roberto Onofrio, l'altro giornalista del Secolo XIX invitato a presentare, ha individuato nelle sessanta brevi poesie «un'intelligenza leggera» nel tradurre in versi il quotidiano. «Gli Incontri riguardano non solo persone, anche cose semplici ma importanti nella vita dell'autore come di noi tutti: il disco di un'antica canzone ascoltata nell'infanzia o la penna che ci ha accompagnò nei compiti a scuola, negli scritti o lettere del dopo, legandosi ai ricordi più cari».
C'è un «ma» per queste belle definizioni. Si apprezzano se si capisce che l'autore con semplicità vuole parlarci delle cose che contano, dei problemi di fondo della vita, per darci una filosofia di vita che ci accomuna a lui perché ha scritto non di sé ma anche di noi: pensieri, sentimenti, voci, vocazioni.
«Il mestiere di vivere per me è stato il mestiere d'imparare, sono stato spinto dalla curiosità verso gli altri e verso i problemi per offrire un diario, ma che sia condiviso, partecipato», dice Bovio di sé.
Una riprova? Nei tre libri precedenti da LiberaMente (2001), ad In ascolto (2003), a Percorsi (ottimamente recensito su questo Giornale da Alessandro Massobrio) Israele è sempre stato uno degli argomenti più importanti. Bovio, che non è ebreo, ha voluto fondare l'Apai (associazione per l'amicizia Italo-israeliana) durante la Guerra del Golfo: «C'erano episodi di minacce alla comunità ebraica, specie ai bambini. Pensai che bisognava organizzare una cultura permanente per ricordare anche le ragioni di Israele e non far dimenticare le persecuzioni subite dagli Ebrei in tutto il mondo, un motivo per cui il ritorno a Gerusalemme era una riparazione storica. Ciò non significa condivisione acritica della politica di tutti i governi israeliani». In Incontri dedica ad Israele una sola poesia Il Giorno della Memoria: «E intanto/ aumentano le iniziative del terrore/...ma non dobbiamo mai cedere/ e, anzi,/...impegnarci con i nostri amici ebrei/ a sconfiggere ogni manifestazione,/anche la più subdola,/ del nuovo antisemitismo».
Con la stessa passione scrive di un altro amore della sua vita, di Genova, città di transito e accoglienza per l'immigrazione, che vive anni difficili. La descrive: «Un libro bellissimo, pieno di ricordi... Risorgimento/ porto/ industria/ movimenti sociali/ Resistenza/ scienze/ arte/ musica». Non a caso, Bovio è stato cofondatore, più di 40 anni or sono, del Club Dirigenti marketing e vendite per fare il punto attraverso «forum» della situazione tecnico-economica di Genova e dieci anni fa ha fondato il club «L'Attenzione» al fine di operare per Genova in campo culturale con gli innovativi strumenti del marketing.
Ancora, in questi Incontri il ricordo della sua famiglia in cui molti si potranno riconoscere per qualche affinità: è poesia di nonne (una, la cui presenza rese indimenticabile il disco ascoltato nell'infanzia), di una moglie che gli ha lasciato uno struggente rimpianto (a lei dedica Concerto di stelle, bellissima poesia di congedo), di una nipote che cresce bene da studentessa modello, di una figlia che «firma scritti pieni di umanità e fantasia» ma di cui lui conserva un disegno di quando aveva appena sei anni con le parole «W papà».
La piccola donnina aveva capito allora quello ogni padre vorrebbe sentirsi dire e che ogni figlio dovrebbe ricordarsi di dire nei momenti in cui l'ansia di un mondo più nuovo porta a contestare: «Papà, sei il migliore!»
Per riparare a quella omissione di figli possiamo aggrapparci ad un insegnamento che Bovio dissimula nel commosso elogio-ricordo della famiglia d'origine. Nella casa della nonna paterna, nel biellese, a settembre si riunivano tutti ed era «un periodo davvero di vita felice, fatto di entusiasmo e di illusioni».

Ma pur in quei momenti incantati c'era un rito noioso: «la coda alla fontana per prendere l'acqua fresca». Bovio, ragazzino, che doveva sottostare all'incombenza, l'ha ricordata come «senso di disciplina morale».
Franco Bovio, «Incontri», Linea Grafica Stampa & Design, 10 euro.

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