Di quando in quando si ritorna a parlar di Mussolini; anche questo giornale, in due articoli di alcuni mesi or sono, ha ripreso l'argomento dei «diari». Ed allora, seguendo l'andazzo, voglio anche io dire la mia per fotografarne un aspetto della personalità che i suoi biografi hanno ignorato: il comportamento nei confronti delle forze armate, trasmesso ai suoi seguaci con conseguenze che si risentono tutt'ora in alcune norme vigenti.
Parlo, a ragion veduta di complessi d'inferiorità. Per constatarlo basta soffermarsi un momento sui suoi rapporti con Esercito, Marina ed Aeronautica. Graduato di truppa nella prima guerra mondiale, egli si trascinò appresso per tutta la vita il rammarico del diplomato che non riuscì, per ragioni che qui non importa esaminare, a diventare ufficiale, cioè, che egli non fu, ma che con il diploma magistrale sarebbe potuto diventare. Una sorta di amore invidia odio che gli farà creare un suo esercito parallelo che all'apice del trionfo (in occasione della proclamazione dell'impero) lo indurrà ad auto premiarsi con un grado militare (primo maresciallo dell'impero) e con l'auto attribuzione delle stellette. Dittatore d'Italia, inventò - dicevamo - un proprio esercito (la milizia volontaria sicurezza nazionale) ma, a differenza di altri dittatori della storia , Hitler incluso, non solo non fu capace di farne un'elitè nelle Forze Armate, ma riuscì a trasmettergli i suoi stessi compiti. Gli ufficiali dell'esercito personale del duce, resteranno sempre ufficiali di serie "B" e la loro massima aspirazione sarà quella di mettere le stellette. Una delle poche iniziative intelligenti e tatticamente indovinate del maresciallo Badoglio, subito dopo il 25 luglio 43, fu quella di sostituire le stellette e i fascetti sui baveri della M.V. S. N. l'dea d'essere diventati soldati come gli altri 8 e di non salutare più romanamente, ma portando la destra alla visiera) paralizzò nei più gli eventuali impulsi alla ribellione. Ma all'esame dello storico v'è ancora di peggio e di più incredibile: Mussolini, dittatore, avallò il suo protrarsi dello stato d'inferiorità dei "suoi", permettendo (o meglio, non osando fare decretare il contrario) che essi avessero uno "status" differenziato come soldati con le stellette e come soldati con i fascetti. Con conseguenze a volte drammatiche, a volta umoristiche, ma sempre negative per lo spirito dei combattenti. Molti sottoufficiali dell'esercito richiamati (quasi tutti, ad esempio, quelli assegnati ai battaglioni volontari della G.i.l) erano ufficiali della Miliza che, già comandanti di compagnia o di plotone, si ritrovavano a comandare una squadretta con gli originali gradi di sergente e sergente maggiore. Altri, ufficiali combattenti, comandanti di reparti della milizia al fronte, tornati in patria anche decorati, si videro richiamati nell'esercito con due o tre gradi inferiori a quelli rivestiti in prima linea. Faccio due esempi ai nostri concittadini. Il cognato di mio cugino, dottore commercialista di Genova, dopo aver combattuto sul fronte greco . albanese col grado di "centurione" (capitano) al comando d'una compagnia, fu richiamato nuovamente in servizio dal regio esercito col grado di sottotenente. Si salvò dall'inevitabile umiliazione grazie al suo impegno civile presso un'industria di preminente interesse bellico, che gli valse l'esonero. Possiamo trovare un'ulteriore prova dell'insuperabile complesso di soggezione del "duce" verso le tradizionali forze armate, nel D. l. 10710 7 1935 n° 2306, con il quale si concede ai Luogotenenti Generali (generali di divisione) ai Consoli Generali (generali di brigata) ai Consoli (colonnelli) ai Primi Seniori (tenenti colonnelli) ed ai Seniori (maggiori) la facoltà di poter ottenere il grado di Sottotenente di complemento dell'esercito. Con la ridicola conseguenza che lo stesso individuo si sarebbe vestire un girono da generale in camicia nera e mettergli arresti tutti gli ufficiali d'una intera divisione (generali di brigata inclusi) mentre l'indomani, sottotenente con le stellette, sarebbe potuto essere sbattuto sull'attenti da un qualsiasi tenentino ventenne.
L'idiozia della differenziazione si è travasata a maggior ragione e con più accanimento, nell'Italia post bellica. Si pensi ad esempio, che un cittadino italiano, il qualche abbia fatto la guerra come comandante di battaglione o di compagnia o di plotone nella M.V.S.N. ( e sia stato eventualmente, pure decorato, ferito o mutilato) pur mantenendo decorazioni e pensione, non ha diritto a definirsi ufficiale ed e iscriversi all'Unuci perché ufficialmente non è considerato ufficiale, né risulta che lo sia mai stato, né tale lo riconosce il distretto militare d'appartenenza, ove potrebbe anche non essere iscritto nelle liste di leva. Anzi, in tema di diritto, se si vantasse di essere capitano o tenente, potrebbe anche rischiare una denuncia ai sensi dell'articolo 4989 del codice penale per «l'usurpazione di titoli e onori». Ed ecco il secondo esempio, sempre di un commercialista genovese. Al Dr. X Y - altro noto commercialista genovese - fu concessa con D.M. n° 205734 P. del 14747 1950 ( quindi, in epoca non sospetta) una pensione quale invalido di guerra. Tre anni dopo (1953) il capo di stato maggiore della Marina Militare comunicava la concessione di sottotenente della Milmart (milizia artiglieria Marittima) X Y, classe 1915, della croce al merito di guerra. Nel suo stati di servizio (però declassato, oggi a foglio matricolare) venne ed è trascritto un encomio solenne in quanto «comandante del raggruppamento mitraglieri e fotoelettriche e ufficiale energico realizzava in pochi mesi la riorganizzazione di un importante complesso di opere difensive». A lui, però, fu sempre rifiutata l'iscrizione all' Ununi perché a norma di statuto e delle vigenti leggi, non è mai stato ufficiale.
*presidente
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