Il Lingotto preme sul governo: «Mobilità o addio assunzioni»

da Roma

Non c’è solo il futuro della fabbrica di Termini Imerese nei pensieri di Sergio Marchionne. Il destino dello stabilimento alle porte di Palermo, dove fino al 2009 sarà assemblata la Lancia Ypsilon, è infatti legato alla volontà dello Stato e delle istituzioni siciliane di creare quelle infrastrutture in grado di togliere al sito la scomoda etichetta di «non competitivo» per Fiat Automobilies Group.
Ieri a Roma, durante la presentazione della Bravo, l’amministratore delegato del Lingotto ha rimesso al centro dell’attenzione del governo il problema della mobilità lunga. La richiesta di applicazione del provvedimento riguarda circa 2mila dipendenti ultracinquantenni delle varie società del gruppo. Un problema che il risanatore della Fiat considera urgente e dalla cui soluzione dipende il piano-assunzioni negli impianti produttivi dell’Auto. «Ho tutta l’intenzione di ricorrere a nuova forza lavoro - ha precisato Marchionne - ma, se non riesco a rimuovere questo zoccolo duro che mi è rimasto dal 2005, mi sarà impossibile. È un peccato per la Fiat in quanto, se non risolveremo la situazione, saremo costretti a fare scelte strategiche non in linea con le nostre aspettative. Da parte di questo governo c’è comunque la disponibilità e l’impegno per cercare di risolvere il problema».
La mobilità non interessa solo i 2mila lavoratori della Fiat, metà dei quali alle dipendenze dell’Auto, ma complessivamente 6mila «over 50», mille per le aziende in crisi, 500 per il settore delle telecomunicazioni e 4.500 per le restanti imprese. Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, al quale ieri i vertici del Lingotto hanno presentato la nuova Bravo, ha spiegato che «l’argomento verrà affrontato a tempo debito e che saranno previsti accordi di carattere sindacale». «La mobilità lunga - ha aggiunto il ministro, rassicurando Marchionne - è prevista dalla legge Finanziaria». Anche i sindacati premono sul governo affinché il nodo sia sciolto in tempi rapidi. «Aspettiamo la convocazione di Palazzo Chigi - ha commentato Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim - perché l’esecutivo deve prendere atto che il piano industriale della Fiat è positivo e di segno opposto a tutti gli altri che si sono alternati negli ultimi anni. Gli strumenti richiesti da azienda e sindacati, da attivare entro il 28 febbraio prossimo, costituiscono un’opportunità, un ulteriore volano alla crescita». Anche per la Fiom «la mobilità è auspicabile se non altro per chiudere situazioni di emergenza nate dalla fase acuta della crisi torinese, come ha osservato il coordinatore delle tute blu della Cgil, Enzo Masini. Il sindacalista, però, ammonisce Marchionne: «Nessun collegamento con le assunzioni, che vanno comunque fatte, visto che il gruppo cresce sui volumi».
Contrario alla concessione della mobilità lunga è l’ex sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, attuale componente della Commissione lavoro del Senato. «Il governo Berlusconi - dichiara il parlamentare al Giornale - aveva dato una risposta ben diversa ai lavoratori ultracinquantenni della Fiat e di altre aziende il cui posto di lavoro è in bilico.

In pratica, era stato messo a punto un programma di reimpiego di queste persone, sostenuto da attività di formazione, servizi di collocamento e sussidi destinati a cessare nel momento in cui fosse arrivata una nuova proposta di lavoro e, quindi, a riattivarsi in caso di ulteriore perdita del posto. L’articolo della Finanziaria sulla mobilità lunga costituisce - secondo Sacconi - un nuovo potente incentivo alla “rottamazione” precoce di questi lavoratori ultracinquantenni».

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