Lite Bertinotti-Marini Napolitano li convoca

Al mattino telefonata di fuoco, in serata vertice al Quirinale

da Roma

La telefonata è partita da Montecitorio verso Palazzo Madama di prima mattina, appena Fausto Bertinotti ha aperto i giornali. E si è «imbufalito», garantiscono i suoi.
Già, perché il presidente della Camera ha scoperto da un articolo di Repubblica che il suo omologo Franco Marini era intenzionato ad «accelerare il taglio» delle spese del Senato e a sottoporle a «una cura dimagrante più drastica di quella della Camera», con una mossa a effetto: introdurre subito una stretta sui vitalizi, ossia le pensioni (privilegiate) dei parlamentari. Abolendo la famosa regola dei «due anni sei mesi e un giorno» per maturare il diritto a riceverla, astutamente introdotta perchè le legislature, in Italia, raramente muoiono di morte naturale dopo cinque anni, e tanti poveri peones non rieletti, in caso di fine anticipata, rischiavano di perdere il loro assegno di quiescenza.
A Bertinotti è saltata la mosca al naso, visto che la Camera aveva deciso di rinviare la riforma dei vitalizi alla prossima legislatura. E che con Marini si era «concordato di prendere misure comuni» e di vararle insieme. Invece quell’articolo «ispirato» da Palazzo Madama, dicono a Montecitorio, è sembrato un tentativo di «far apparire che c’è un ramo del Parlamento virtuoso e l’altro no», lamentano gli uomini di Bertinotti. Che denunciano che, in realtà, l’introduzione immediata della stretta sulle pensioni finirebbe per «comportare costi aggiuntivi», anzichè tagliarli. Fatto sta che Bertinotti ha espresso le sue aspre rimostranze a Marini per la mossa «inopportuna», spiegandogli che «così non si crea un clima di collaborazione», gli ha chiesto un intervento riparatore, ha annullato la riunione dell’Ufficio di presidenza della Camera che doveva varare il piano di tagli per Montecitorio e ha voluto partecipare di persona alla conferenza stampa convocata dai deputati questori per illustrare i nuovi virtuosi impegni a ridurre i costi di Montecitorio. E ha detto che occorre «tornare a una totale sintonia tra Camera e Senato per giungere a una deliberazione che è già maturata e che non può essere oscurata da qualche incursione inelegante, sbagliata e senza fondamento». Mica male.
Dietro l’accelerazione sui vitalizi di Palazzo Madama, i più maligni leggono però un intento politico, prima ancora che propagandistico: come è noto, al Senato il centrosinistra rischia di saltare a ogni votazione. E l’idea di perdere il diritto alla pensione se non si compie l’intera legislatura potrebbe costituire un buono stimolo per i senatori a tenere in piedi la legislatura e a non precipitarne le sorti.

E proprio per fare un «check» sulla situazione delle Camere i due presidenti si sono incontrati ieri sera al Quirinale, convocati da un preoccupato Napolitano che ha assistito con inquietudine ai sussulti e alle lacerazioni della maggioranza nel dibattito sull’ordinamento giudiziario al Senato.

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