Le locandine irresponsabili

Un nostro caro lettore, che saluto cordialmente, qualche giorno fa mi ha scritto: «Caro Lussana, io non riesco a fare a meno del Giornale, mi trovo benissimo anche con le pagine di Genova e della Liguria, ma per favore lei non scriva di Genoa». Gli ho promesso di fare il possibile. È Natale e facciamo di tutto per accontentare i nostri lettori. Come tutti gli altri giorni dell’anno, del resto.
Allora, facciamo finta che questo non sia un articolo sul Genoa. Facciamo finta che queste righe siano soltanto dedicate a noi, alla stampa e a quello che sta accadendo attorno al Genoa. Ieri, ad esempio, bastava attraversare la città per vedere le locandine di tutti gli altri quotidiani genovesi dedicare titoloni a questioni rossoblù. Titoloni che, poi, una volta aperti i giornali, svanivano come neve al sole. Lasciando in bocca ai lettori di fede genoana, l’ennesima amara sensazione di essere stati presi un po’ in giro. A volte, in buona fede, certo. Ma, comunque, presi in giro.
A furia di sentire parlare di fantomatici piani per ritrovare la serie A, di «armi segrete», di ricorsi e controricorsi, va a finire che qualcuno ci crede sul serio. E che poi si arrabbia.

Come si è arrabbiato quest’estate quando - dopo dosi massicce di «io sono fiducioso», di «si parla di qualche punto di penalizzazione in serie A», di «splendide iniziative giudiziarie dell’avvocato D’Angelo» e di «le nuvole che incombevano sul Genoa sembrano destinate a essere spazzate via dalle nuove iniziative legali rossoblù» - i tifosi si sono trovati all’improvviso in serie C, senza nemmeno accorgersene. Almeno quelli non abituati a leggere il Giornale o anche, semplicemente, altri (...)

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