Luca Cordero e la «maledizione» di Montezumolo

Caro Granzotto, da un po’ Luca di Montezemolo fa capolino per lanciare il suo messaggio di proboviro, peraltro ben guardandosi dall’uscire dal generico appello ai valori. Immediatamente dopo si ritrae, per ricomparire poi da un altro angolo. Le sinistre, alla disperata ricerca di un leader, lo corteggiano, anzi l’hanno già adottato. Ma la mia previsione è che lui, nato ricco (sì, perché ricchi si nasce), ben si guarderà dal mescolarsi alla plebe e continuerà a rimirare la campagna sottostante dalle finestre del castello. D’altra parte la sua biografia su Wikipedia (peraltro con un warning pieno di enfasi e un appello al Npov - neutral point of view) ne delinea la figura con: 4 cariche A.D., 9 Presidenze, 4 titoli o cariche (Cav. Del Lavoro, Gr. Ufficiale della Repubblica, Commendatore de la Légion d’Honneur, Gran Croce dell’Ordine di Malta) e 5 Lauree H.C., tra cui un Dottorato in Fisica dei Materiali (lui è avvocato). Il tutto corredato da 4 mogli o compagne. Lei pensa che uno così si faccia uccellare (direbbe Gianni Brera) a mettersi a capo dei contadini del reame? Mica è come Prodi, che cedette all’ambizione e fu uccellato! Lui sa benissimo come finirebbe, e teme che la maledizione di Montezumolo si abbatterebbe su di lui! Con tanta stima e la voglia prima o poi di condividere qualche crociera!
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Che Belpaese, il nostro, caro Tondi: non ci si annoia mai. È sempre spettacolo e spettacolino. Sulla discesa in campo del Gatto e la Volpe (ma perché non Gianni e Pinotto?) il Giornale ha già detto e commentato: per venirle incontro, mi limiterò a sottolineare che con un sol colpo di draghinassa Luca e poi Cordero e poi di Montezemolo ha sciolto il nodo gordiano-morettiano: «Mi si nota di più se ci sono o se non ci sono?». Scegliendo di esserci facendo finta di non esserci e di non esserci facendo finta di esserci. Giusto ieri e tanto per perpetuare la sua immagine di Sor Tentenna ha rivendicato il diritto-dovere di contribuire al progresso del Paese «senza per questo imbarcarmi necessariamente in una carriera politica». Aggiungendo subito dopo: «Anche se, nella vita, non si dovrebbe mai dire mai». Come Bond, James Bond. Vede, caro Tondi, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che il Montezemolo acceda a Palazzo Chigi, però, appunto, mai dire mai. Diciamoci la verità, a mano manca si ipotizzano governi Bindi, governi Vendola e addirittura governi Casini: in quella pittoresca compagnia di giro un Cordero di Montezemolo con appresso un Della Valle non sarebbero dunque fuori luogo. Tuttavia nemmeno quei due possono pensare di conquistarsi il potere seguendo la consueta e democratica trafila. E cioè sull’onda del consenso popolare. Montezemolo sarà cool, avrà la Légion d’Honneur, agiterà bene la chioma, ma chi lo vota? Per dirla in altro modo: come può ragionevolmente supporre che l’Italia abbia bisogno di lui, abbia bisogno d’un Montezemolo con appresso un Della Valle? Non resta quindi l’ipotesi che ne senta il bisogno la politica. Come sentì il bisogno, appagato, di Romano Prodi e per un attimo perfino della Serracchiani e di Roberto Saviano. Il famoso richiamo del Papa straniero. O del «giovane». O, ancora, dell’Uomo della Provvidenza. Salvo la seconda formula - il nostro uomo ha sessantacinque anni suonati: apparterrà dunque alla schiera degli «arzilli vecchietti» (copyright Diego Della Valle), o dei «giovani anziani» (copyright Cesare Geronzi)? - le altre due gli starebbero a pennello, specie l’ultima, per la quale meglio si sente tagliato.

Ciò ammesso, la politica busserà alla sua porta? Mai dire, mai: però provi l’Uomo della Provvidenza in pectore a uscire dalle ambiguità del qui lo dico e qui lo nego. Vedrà con quanto calore gli si faranno attorno per complimentarlo (un consiglio: Montezemolo tenga d’occhio soprattutto le mani di D’Alema. Non a caso lo chiamavano «spezzaferro». Quello mena).
Paolo Granzotto

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