«Non solo paghiamo profumatamente i consorzi di bonfica per essere difesi da calamità naturali che poi puntualmente si ripresentano alla prima pioggia più forte del solito, come si è visto in questi giorni: ma addirittura noi proprietari immobiliari paghiamo due e perfino tre volte, perché i contributi si assommano alle tariffe delle fognature e a quelle ambientali. A che cosa servono allora questi soldi?». Non usa mezzi termini Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: nel mirino i consorzi di bonifica, travolti - è il caso di dirlo - da straripamenti, allagamenti e smottamenti in gran parte della penisola.
Ma che cosa hanno a che fare i proprietari di immobili cittadini con enti che si occupano di bonifica?
«Proprio questo è il punto: non centrano niente, o quasi. Ma per capire bene la situazione occorre risalire agli anni Trenta, per lesattezza al 1933, quando è stata fatta la legge fondamentale che ancora oggi regola questi problemi. Era lepoca dei grandi interventi sul territorio, come i prosciugamenti delle paludi nellAgro Pontino: e in quelloccasione venne sancito lobbligo di pagare i contributi per tutti i proprietari dimmobili, compresi quelli urbani, in quanto ricevono beneficio dalla bonifica. Un termine talmente generico che la giurisprudenza successiva lha potuto estendere fino a ricomprendere praticamente tutto quello che ha a che fare con lambiente, dalla salubrità dellaria a quella dellacqua».
E quindi si continua a pagare.
«Sì, ma non si capisce perché chi vive, ad esempio, in un grattacielo in pieno centro cittadino deve pagare per essere difeso dagli straripamenti dellacqua usata per lirrigazione dei campi. Tanto più che tutti i proprietari urbani pagano già la tariffa delle fognature: il che significa, in pratica, che pagano due volte per lo stesso servizio, una volta al Comune e unaltra al consorzio. Se poi vogliamo parlare di benefici ecologici, anche qui il tributo già esiste».
Qual è?
«Fa bene a chiederlo, perché tutti lo pagano ma pochissimi lo sanno. È il cosiddetto tributo ecologico: unaddizionale sulla tassa dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), che va dall1 al 5% - ma più spesso questultima percentuale - da versare allamministrazione provinciale. E anche qui, un solo servizio si paga due volte: una volta alla Provincia e unaltra al Consorzio. Addirittura, ci sono regioni dove i proprietari urbani pagano per i contributi di bonifica più delle imprese agricole: in Toscana, regione al centro delle polemiche per la gestione dellemergenza idrogeologica in questi giorni, siamo rispettivamente all80 e al 20 per cento del totale».
Ma come vengono calcolati questi contributi per la bonifica?
«Questo è un altro problema nel problema: ogni consorzio può calcolarli in base al proprio statuto. Risultato, un terzo del totale dei contributi è a carico dei contribuenti cittadini: un controsenso, dato che si tratta di enti che hanno una funzione tipicamente rurale. Per non parlare degli sprechi».
Mi può fare qualche esempio?
«Le parlo proprio della mia città, Piacenza, che si può considerare un caso limite. Qui abbiamo due canali e una paratia sul Po, costruiti negli anni Trenta dallo Stato, poi passati alla Regione per il decentramento amministrativo e da questa al consorzio di bonifica che, per gestirli, tassa i piacentini per due milioni di euro allanno. Il Comune, invece, ha calcolato che la manutenzione gli costerebbe quarantamila euro lanno e da quindici anni chiede di occuparsene direttamente: ma invano».
Questo significa che le Regioni proteggono i consorzi?
«Perché a loro conviene: così vengono sgravate dagli oneri di manutenzione, che restano a carico dei consorziati, anziché della fiscalità generale. Però, cè una sentenza della Cassazione che nel 1996 a sezioni unite, ha stabilito che i proprietari urbani devono pagare i contributi di bonifica solo se ledificio ne trae un beneficio diretto e specifico, quindi non un generico miglioramento ambientale. E su questa base i ricorsi presso le commissioni tributarie da parte dei proprietari urbani ingiustamente tassati si stanno moltiplicando in tutta Italia.
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