È la mancanza di produttività (e non l'età) che deve mandare in pensione i docenti

Sei professori clinici emeriti, appartenenti a quattro diverse università (Napoli, Germania, Londra, Polonia) hanno messo a punto uno studio sul ruolo dei docenti, una volta raggiunta l'età della pensione. Natale De Santo, nefrologo della seconda università di Napoli, ha ricordato che in Europa i docenti universitari vanno in pensione ad età stabilite per legge, indipendentemente dalle capacità intellettuali,mentre negli Usa l'età non è una ragione per imporre il pensionamento.
Alcuni docenti quando vanno in pensione vengono nominati emeriti, un ruolo che in qualche caso è solo onorifico, ma consente di proseguire nella ricerca e nell'insegnamento. Lo studio dei sei docenti, presentato a Napoli, ha riguardato 99 dipartimenti di medicina di 99 università, situati in 20 paesi. In Germania, tutti i docenti in pensione possono tenere delle lezioni su argomenti a loro scelta mentre il 41,2 per cento degli emeriti può continuare a fare ricerca. Terence Kealy ha spiegato che «ogni professore pensionato è un testimone, uno storico vivente». Negli Usa si applica il sogno di tutti i professori emeriti o in pensione del mondo. I docenti non vanno in pensione per l'età, ma per carenza di produttività o per cattiva salute. Gli emeriti possono continuare a fare ricerca a tutti i livelli. All'università della Virginia lavorano part time come professori. Alla Carengie Mellon university partecipano alle riunioni , guidano progetti .

In Francia gli emeriti possono partecipare ad attività di ricerca. «Essere vecchi non significa non aver più nulla da dare. Abbiamo tante cose da dire ai giovani e loro molto da dare a noi», sostiene Linne Segal nel suo libro «Fuori tempo: piaceri e pericoli dell'invecchiamento».

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