RomaTra un convegno e un altro, invece di occuparsi delle disfunzioni della sanità o dei problemi dei dipendenti di ospedali e Asl, arrotondava lo stipendio spillando denaro agli imprenditori. Almeno è questa laccusa con cui lunedì scorso è stato arrestato Mauro Ponziani, dirigente nazionale della Cgil Funzione Pubblica.
È quella di estorsione laccusa che ha fatto scattare le manette intorno ai polsi del sindacalista e del suo complice P.L., 52 anni, un pregiudicato originario di Napoli ma da tempo residente nella capitale. Il sindacalista, 63 anni, caposala dellospedale San Camillo, aveva presentato P.L. al titolare di alcune società del settore sanitario facendogli credere che fosse un colonnello dei carabinieri. I due avevano convinto limprenditore che sul suo capo pendesse un ordine di arresto e che ci fossero addirittura delle intercettazioni telefoniche ad incastrarlo. Ma gli avevano fatto anche capire che P.L. fosse un pezzo grosso dellArma, con le mani in pasta ovunque, e che forse sarebbe stato in grado di aiutarlo. Durante il loro primo incontro, infatti, il sedicente militare aveva millantato conoscenze fin dentro i servizi segreti. Alla fine i due avevano fatto bere allimprenditore che larresto non si era concretizzato grazie allintervento diretto del colonnello, il quale era riuscito a far sparire dal fascicolo dellinchiesta le prove attraverso le quali la magistratura ne avrebbe potuto ordinare larresto. O almeno credevano di avergliela fatta bere. In realtà il manager si era insospettito, i racconti del colonnello non lo avevano convinto del tutto.
Dubbi che un mese fa sono finiti nero su bianco in una denuncia presentata al nucleo investigativo dei carabinieri di Roma. Così, quando i due estortori hanno chiesto allimprenditore 60mila euro in cambio dellaiuto dellalto ufficiale e hanno dato le indicazioni per la consegna del denaro, i militari hanno preparato un blitz che gli ha consentito di cogliere il sindacalista e il complice in flagranza di reato. Questo nonostante i due, temendo di essere sotto controllo, avessero cambiato continuamente il luogo dellincontro con la vittima. Allappuntamento stabilito per la consegna di un anticipo in un bar della capitale, lunedì scorso, limprenditore doveva arrivare in taxi. E così è stato. Soltanto che non era solo. Allinterno del locale i carabinieri hanno potuto documentare di nascosto la consegna dei 3mila euro pattuiti come acconto alla somma richiesta.
Dalle indagini è emerso che due anni fa P.L. era stato già colto sul fatto e arrestato per fatti analoghi.
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