Mannori Fiorentine epiche sotto la pergola d’uva americana

Tutto è come allora, nel 1940, quando Armido Mannori iniziò la sua attività di vinaio nei locali di via Galata. Tutto come allora, dal bancone che è quello originario alle ricette delle più stretta tradizione toscana, dalla cortese ospitalità all’accento che ti fa sentire un po’ come nel cuore di Firenze. Perché i Mannori vengono proprio da lì, da Signa. Dopo Armido il figlio Lorenzo, poi Luca. Oggi si è alla quarta generazione nel segno di una tradizione che non si schioda dalla ribollita (zuppa a base di pane), dalla pasta e fagioli alla minestra con riso spazzacamino, copiata da un’antica ricetta toscana, per quanto riguarda i primi. Poi la fiorentina chianina («viene direttamente da Cortona»), la trippa, il baccalà alla livornese, l’arista di maiale della cinta senese, con fagioli canellini e cime di rapa. Per dessert cantucci con il vin santo.

E se alle stanzette riservate del ristorante preferite l’aria aperta, potete scegliere il cortile sotto la pergola di uva americana, proprio come un gruppetto di clienti che l’altro giorno, attirati dall’aria di primavera, si sono fatti trasferire i tavoli prima ancora che lo spazio fosse attrezzato per la bella stagione.

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