Mario Schifano, un artista e il suo privato

Spesso non è «solo» una mostra ad affascinarci ma anche lo spazio che la ospita. Così in pieno centro, in piazza Marsala, pochi scalini e scopriamo l'intimo spazio della Galleria Or. Dove queste due lettere si chiariscono con il nome della fondatrice: Oriana Racovaz. Istriana, riservata globetrotter, alle spalle una carriera nel marittimo: ha trascorso oltre sei anni a Hong Kong prima di tornare a Genova decisa a fare della passione di sempre, coltivata frequentando artisti e gallerie, la ragione di una nuova avventura. Eccola quindi nella sua galleria, dove si conclude domani la mostra «Mario Schifano. Privato», che presenta al pubblico una trentina di opere per svelare un'altra prospettiva dell'icona del pop nostrano. Appartengono alla più vasta collezione di un genovese, che come spesso accade preferisce restare anonimo: amico dell'artista ne ha acquisito diverse opere nel tempo, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta. Quelle in mostra conducono lontano, o meglio vicino, nel «privato» di Schifano attraverso piccoli formati, atti a quell'instancabile sperimentazione propria dell'artista.

Ed ecco segni, interventi pittorici, spesso eseguiti su fotocopie di immagini tratte dalla tv, che tra un passaggio e l'altro perdono ogni riferimento iniziale, di traccia, per essere quindi risemantizzate, investite di nuove eco e significati. Spiccano alcune variazioni sul tema del calcio e i riferimenti al noto «Albero della vita» in questa esposizione che avvicina all'opera del maestro, celebrato di recente al Macro di Roma con il «Laboratorio Schifano».

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