Medvedev: «L’attacco all’Ossezia del Sud è stato come l’11 settembre americano»

Il presidente: Mosca avrebbe agito anche se Tbilisi fosse già entrata nella Nato

da Mosca

Per la Russia l’8 agosto, giorno dell’inizio del conflitto in Caucaso, è stato un po’ come l’11 settembre per l’America. E Dmitri Medvedev avrebbe inviato le truppe contro l’esercito georgiano anche se Tbilisi avesse già messo un piede dentro la Nato. Il presidente russo ha raccontato oggi la «sua guerra» al Valdai Forum, gruppo di esperti e giornalisti riunito ogni anno in Russia. Il conflitto è stato il suo primo, non facile battesimo da comandante in capo: «Non dimenticherò mai quella notte - ha raccontato -, decidere anche solo di reagire a un attacco è cosa molto pesante. Tanto più al 95° giorno di mandato. Ma abbiamo fatto la cosa giusta, non soltanto non mi vergogno, ne sono orgoglioso». «È stato detto che per noi l’8 agosto è stato quasi come l’11 settembre per gli Stati Uniti ed è assolutamente un paragone esatto - ha aggiunto - e se l’11 settembre ha insegnato molto al mondo, noi vorremmo che il mondo imparasse da quanto accaduto l’8 agosto».


Intanto, la missione di polizia che l’Ue si appresta a mandare in Georgia per monitorare la pace è quasi pronta, ma i Ventisette stanno ancora discutendo sul suo eventuale dispiegamento dentro i territori separatisti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, e sull’opportunità di sostenere il lancio di un’inchiesta internazionale sullo scoppio del conflitto. È quanto si apprende da diverse fonti diplomatiche, in vista della riunione dei ministri degli Esteri europei di lunedì.

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