Le nostre nonne non avevano dubbi: lunica formula capace di assicurare un bucato candido era acqua bollente unita a cenere, scaglie di sapone e tanto olio di gomito. Poi con lavvento della lavatrice avevano rinunciato a sottoporsi a quel faticoso rito. Ma ciò a cui non hanno mai rinunciato nel tempo è stata lacqua bollente, lavaggi a temperature oltre i 60 gradi per avere un bucato bianco. Questo, in termini di consumi energetici per le massaie dei circa 21,7 milioni di famiglie italiane, significa ogni anno spendere 1,5 miliardi di kWh in più rispetto a un bucato lavato «a freddo» ovvero a temperature sotto i 30 gradi.Per capire la portata dello spreco basti pensare che con 1,5 miliardi di kWh di energia si possono illuminare 44mila piazze italiane per un anno intero ogni notte o soddisfare il bisogno energetico degli abitanti di una città come Firenze. Così, mentre lallarme per la crisi energetica si fa sempre più pressante, Dash in partnership con Enel lancia una campagna di sensibilizzazione ed educazione degli italiani alle prese con le faccende domestiche sul tema del risparmio energetico. Non si tratta solo di lanciare nuovi prodotti, ma di scardinare granitiche certezze sui metodi per ottenere un buon bucato.
Dalla ricerca è emerso come la riduzione di consumi di energia con lavaggi con 10 gradi in meno di temperatura rispetto alla media ha portato a una riduzione dei consumi elettrici pari al 36%, riduzione che può salire al 55% se solo si abbassasse la temperatura media dellacqua fino a 20 gradi.
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