Mendini presenta il nuovo museo della Triennale

Inaugurata in questi giorni la terza «interpretazione» del grande Design italiano

Dopo aver risposto alla domanda «Che Cosa è il Design Italiano?», Triennale Design Museum dal 27 marzo 2010 presenta una nuova interpretazione del design italiano dal titolo «Quali cose siamo», sotto la direzione di Silvana Annicchiarico e Alessandro Mendini. L'ipotesi curatoriale alla base della terza interpretazione di Triennale Design Museum è che in Italia esista un grande e infinito mondo parallelo a quello del design istituzionale, un design invisibile e non ortodosso. Il punto di osservazione si sposta sulla storia e sulle storie che scaturiscono dai singoli oggetti che, messi uno accanto all'altro, creano una rete di relazioni e rimandi, un paesaggio multiforme capace di provocare squilibri e spiazzamenti, ma ricco di emozione e spettacolarità.
Una selezione di opere dei Maestri, di artisti, di giovani designer entra in dialogo con oggetti inaspettati che, di primo acchito, non sembrano "fare sistema" ma, in realtà, non sono quello che sembrano. Se guardati attraverso nuovi punti di vista, mostrano una complessa matrice progettuale, forniscono un'ulteriore, inedita, testimonianza della creatività italiana e contribuiscono a definire in altro modo la nostra identità e l'essenza del design italiano.
Il museo "mette in scena" il design italiano rinnovando non solo il tema-chiave e l'ordinamento scientifico, ma anche l'allestimento che, per questa interpretazione, è affidato al francese Pierre Charpin.
«Nella prima interpretazione abbiamo accostato lo sguardo barocco di Peter Greenaway con quello eclettico di Italo Rota e quello radicale di Andrea Branzi. Nella seconda interpretazione abbiamo fatto dialogare la classicità, il rigore, e la chiarezza razionalista di Antonio Citterio con la scientificità e la didatticità di Andrea Branzi. Ora mettiamo in cortocircuito il minimalismo poetico e concettuale di Pierre Charpin, con il puntiglioso e sorprendente enciclopedismo di Alessandro Mendini e con la sua sterminata e proteiforme passione per tutte le forme della cultura materiale - afferma Silvana Annicchiarico, direttore Triennale Design Museum - L'obiettivo è, ancora una volta, quello di sorprendere e di rivelare. Di fare del Museo un luogo inatteso. Di offrire al visitatore - tanto allo specialista che all'appassionato - un percorso che lo porti a rivedere certezze e luoghi comuni e che ci induca, ancora una volta, a ragionare su come le cose contribuiscono a farci essere quello che siamo».

In questi giorni sono presentati circa 800 fra oggetti di design, opere d'arte, opere d'artigianato ed esempi della cultura materiale per dare voce a una creatività diffusa, e spesso sconosciuta, attraverso percorsi tematici trasversali.

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