di Cesare Simonetti
Carissimo Lussana, ieri sera ho fatto un sogno bellissimo, che non potrò mai dimenticare.
Poco prima delle nove di sera, sono uscito di casa e i passi mi hanno condotto davanti alla più antica Chiesa di Genova, quella di San Cosma e Damiano.
L'antistante piazzetta era gremita di tavoli dove numerosi turisti cenavano tranquillamente, parlando a voce bassa e godendosi, altre al buon cibo, anche la bella serata.
Visto che la porta della Chiesa era aperta, sono entrato e son rimasto letteralmente sbalordito: la Chiesa era affollata di gente in attesa di qualcosa, e all'ingresso il sorridente Don Carlo dava il benvenuto a tutti.
Mi son seduto anch'io, tra le persone, tutte o quasi facce conosciute, vicolari, commercianti, qualche professionista e, a Dio piacendo, nessun politico locale o «foresto».
Conoscevo già quella Chiesa, ovviamente, ma non l'avevo mai vista così, a lume di candela, come se avessimo fatto un salto indietro nel tempo di qualche secolo.
Poi Don Carlo ha presentato due persone che conoscevo di fama: il musicista Roberto Tagliamacco e il contralto Rossella Pellegrino.
E poi... poi Rossella Pellegrino ha iniziato a cantare un brano che conosco sin troppo bene, il Largo di Haendel... quello che tanti fa, nella cripta della Cattedrale di Cagliari, dove mi sono sposato, avevo scelto in luogo delle scontate musiche più note, per il mio matrimonio.
E, naturalmente mi son commosso.
Ma non era finita lì: Tagliamacco e la Pellegrino hanno iniziato un vero e proprio concerto, suonando con l'antico organo restaurato (mi dicono sia quello costruito da Filippo Pittaluga e Figlio a meta' del 1700) eseguendo ancora Haendel rivisitato da Tagliamacco, Gounod, Vivaldi «rivisitato» da Bach, Bizet, ed infine uno splendido brano di Roberto Tagliamacco, l'Ave Verum, cantato con drammatico timbro dalla Pellegrino.
Tanti applausi e richieste (esaudite) di bis.
Dicevo un sogno... beh proprio un sogno non era, era tutto vero, l'austera Chiesa romanica perfettamente restaurata, il concerto, l'esecuzione (Tagliamacco dice da equilibrista per via di qualche imperfezione ancora da sistemare dell'organo e delle luci che nascondevano la pedaliera...) e la bellezza suprema di quelle musiche e della voce della contralto.
O forse era un sogno davvero, perché questo è avvenuto in una zona dove sino a qualche anno fa l'unica cosa che si poteva apprendere era come e di cosa drogarsi e dove era pericoloso solo affacciarsi.
Laltra sera, grazie a Don Carlo Parodi, a Rossella Pellegrino e Roberto Tagliamacco, abbiamo visto,e sentito, cosa potrebbe e dovrebbe, essere il centrostorico genovese: un luogo tranquillo, una rivisitazione intelligente e colta del nostro passato, una serata che ci riconcilia con la vita e la cultura vera, non quella delle chiacchiere, della demagogia e dell'odio.
E Genova, che possiede l'inestimabile tesoro di una città medioevale situata proprio al centro esatto della città moderna, un tesoro di 116 ettari e 40 km di vicoli, archivolti, «rebighi», Chiese, palazzi nobiliari, negozi secolari, non ha trovato nulla di meglio da fare che considerare questo tesoro il «buco nero» della città, dove nascondere disagi e problemi e le «cose brutte» che i genovesi «bene» non devono vedere.
Non sono un ottimista, anzi, ma la serata di ieri, puntualmente disertata da chi indegnamente tiene le redini di questa città, mi ha, per una volta, spinto a chiedermi cosa potrebbe essere questo centro storico, se solo i genovesi e chi li dovrebbe amministrare, provassero a chiedersi chi sono, da dove vengono e dove son nati e vissuti - e come - i, loro antenati e la loro storia.
Chissà che finalmente qualcuno cominci a capire che il centro storico non è un problema, ma la principale risorsa di Genova.
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