Neanche Michelangelo dipingeva da solo. Da sempre larte conosce gli artisti dietro le quinte che aiutano i grandi dellarte. Antica, moderna e contemporanea. Lopera, infatti, spesso più che nella manualità è nellidea, nella intuizione che un pittore o uno scultore hanno nellimmaginare e poi nel realizzare un lavoro. Michelangelo Buonarroti, per esempio, non è stato lunico artefice materiale delle sue opere. La cappella Sistina fu un lavoro di squadra. Il maestro ebbe il compito di realizzare la volta da papa Giulio II della Rovere che gli commissionò la ridecorazione della superfice. Il lavoro durò dal 1508 al 1512. Quattro anni nei quali decine di artisti realizzarono manualmente lidea che Buonarroti concepì quando il pontefice gli affidò lincarico.
Da allora a oggi la gran parte dellopera artistica ha avuto una sorta di componente esterna. Il fenomeno è diffuso anche, e ovviamente, nellarte contemporanea. Mark Kostabi, l'ironico esponente del movimento artistico newyorkese dell'East Village che vive tra gli Stati Uniti e Roma, è titolare a New York del «Kostabi World», una bottega creativa che ricorda tanto quelle rinascimentali, dove ognuno ha il suo ruolo artistico: lui, il maestro, elabora le idee, verbalmente oppure schizzandole su fogli di carta, uno dei suoi diciotto ghost-painter riceve questi appunti via e-mail o via fax e li esegue, passo passo, quasi sotto dettatura, tramutandoli in opere d'arte. Poi, una volta ultimati vengono controllati rigorosamente da Kostabi, prima di poterli considerare veramente finiti.
Kostabi e il suo laboratorio, però, sono quasi uneccezione. La differenza tra il passato e il presente è questa: prima cera la bottega dellartista, nella quale lavoravano altri artisti - che facevano parte della squadra del «titolare» -. Oggi, invece, vengono utilizzati artigiani e operai che sanno lavorare il materiale che lartista vuole usare per la sua opera. Basti pensare a Jeff Koons e Maurizio Cattelan. Il primo è una figura emblematica e anche tra le più quotate dell'arte americana e mondiale. Il secondo, invece, è lartista italiano più conosciuto e quotato del momento. Il quale non realizza manualmente i fantocci come quelli esposti a Milano due anni fa. Sono realizzati da terzi, perché lopera non è il fantoccio, ma quello che vuol dire nella mente dellartista. Lo stesso discorso per il filone dellarte povera. Giulio Paolini, Gilberto Zorio e gli altri esponenti del movimento realizzavano i loro lavori utilizzando materiali che non lavoravano materialmente, ma che diventavano opere darte grazie alla loro mente e al loro intuito.
Tutto questo è normale. È larte. Che è cambiata rispetto allidea che la massa si è fatta sui libri di scuola. Un altro esempio emblematico è quello di Alighiero Boetti. Nel complesso della sua opera artistica è evidente il lavoro di terzi.
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