Anche la chiesa si prepara: confessioni in tutte le lingue

In Duomo durante il periodo della rassegna ci saranno sacerdoti poliglotti per i turisti

Matteo Renzi con Giuseppe Sala
Matteo Renzi con Giuseppe Sala

«Abbiamo bisogno di più confessori, un po' come accade per Pasqua» dice monsignor Gianfranco Meana, penitenziere maggiore del Duomo. L'Expo è alle porte e la speranza di tutti è che i turisti siano numerosi. Quando arrivano i turisti, arrivano anche i penitenti, che spesso parlano altre lingue. Non che in Duomo non siano pronti. Confessano già in tantissime lingue, anche grazie ai missionari tornati a casa. Inglese, francese, spagnolo, tedesco, polacco, giapponese.

C'è anche l'aramaico, la lingua parlata da Gesù: l'arciprete, Gianantonio Borgonovo, dotto biblista, lo conosce e lo offre come possibilità a chi parla la lingua delle Scritture antiche. Una specie di latino in versione orientale. «Per Expo chiederemo aiuto se sarà necessario, in particolare per far crescere il numero di confessori che parlano inglese» spiega Meana, alla vigilia dell'incontro dei penitenzieri con l'arcivescovo, Angelo Scola. Insomma, sono attesi i soccorsi.

I confessionali del Duomo sono in attività continua, dalle sette del mattino alle sei di sera (a volte, quasi sempre, i sacerdoti fanno gli straordinari e arrivano alle sei e mezza). I confessori sono quarantacinque e si alternano secondo orari che sono esposti in ordinate tabelle. Sono canonici del Duomo, religiosi e alcuni parroci provenienti dal resto della Diocesi.

Così, nella cattedrale c'è spazio per fedeli di ogni tipo: chi torna sempre dallo stesso sacerdote e avvia così un accompagnamento spirituale, chi desidera confessarsi in modo saltuario perché sa che c'è un sacerdote sempre a disposizione oppure chi si confessa per un impulso nato in chiesa. Come i turisti, inclusi i futuri, attesi turisti Expo. «Accade che le persone entrino in Duomo per visitarlo e poi, quando vedono i confessionali, si accostano, anche per un colloquio spirituale. A volte si confessano dopo moltissimo tempo che non lo facevano più» spiega don Meana. Aggiunge: «Ce ne accorgiamo anche quando è il periodo delle gite scolastiche: qualche ragazzo si stacca dal gruppo per confessarsi o per parlare». Un po' ciò che ci si attende per Expo.

Qual è la difficoltà maggiore? Don Meana spiega: «Il difficile è trovare la parola giusta che vada bene per quella persona in quel momento, capire il problema, soprattutto quando ti trovi davanti qualcuno che ha perso la fede o è in crisi di fede e prova disorientamento. Tanti giovani si chiedono e ci chiedono che senso abbia la vita».

Adesso si tratta di capire quanto cresceranno le presenze di fedeli in Duomo.

«Il numero di confessori aumenta in Quaresima (ovvero in questi quaranta giorni che preparano alla Pasqua) e per Natale, in particolare nelle domeniche d'Avvento in cui celebra l'arcivescovo. Per l'Expo potremmo prevedere una situazione simile» dice Meana. Sottolinea l'importanza del tema: «Nutrire il pianeta. Che cosa nutre l'uomo oggi? Una risposta importante è la solidarietà».

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