Applausi e critiche al Napolitano milanese

Applausi e critiche al Napolitano milanese

Applausi per Giorgio Napolitano all’Università cattolica. Il presidente della Repubblica è un habituée delle visite a Milano. E se nel recente passato la sua attenzione si è concentrata di preferenza sulla Scala, il Museo del Novecento e l’Università Bocconi, questa volta è toccato in mattinata a Piazza Affari, l’ex sede della Borsa, per l’incontro annuale con il mercato finanziario, e nel pomeriggio all’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli, per un convegno sull’identità cristiana dell’Italia. Ad accogliere il capo dello Stato alla Cattolica è stato l’ex presidente dell’Istituto Toniolo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano e membro del consiglio d’amministrazione dell’Università.
Napolitano, parlando con i cronisti, ha insistito sulla necessità di riforme per il Paese, a partire da una modifica del finanziamento ai partiti e da una nuova legge elettorale, la cui approvazione l’inquilino del Colle ha definito un passaggio «ineludibile».
Non solo applausi, però, per Napolitano. Un picchetto di militanti di Forza Nuova si era presentato davanti alla Cattolica con l’intenzione chiarissima di contestare il presidente della Repubblica. Sono stati identificati e allontanati, anche perché si trattava di persone già note alle forze dell’ordine. I supporter di Forza Nuova erano dotati di volantini e striscioni. Gli striscioni non hanno neppure fatto in tempo a srotolarli. I volantini erano una richiesta di dimissioni del capo dello Stato: «Per il bene dell’Italia, vacanze anticipate per Giorgio Napolitano, in quanto ha venduto l’Italia ai poteri forti».
Il convegno all’Università cattolica, i cui lavori proseguiranno nella giornata di oggi, ha per titolo «Tradizione cristiana, identità culturale e unità italiana». Tema centrale il ruolo giocato dalla tradizione cristiana e cattolica nel fare gli italiani. E questo nonostante gli anni burrascosi della nascita del Regno d’Italia. Il non expedit di Pio IX, che impediva ai cattolici di partecipare alle elezioni, restò in vigore dal 1868 al 1919, ma ciò nonostante l’osmosi nelle relazioni rimase sempre operante, più o meno sotto traccia.
I festeggiamenti dello scorso per i centocinquant’anni dell’unità d’Italia sono stati fortemente voluti da Napolitano. E in occasione delle celebrazioni intorno al 17 fu lo stesso Benedetto XVI, scrivendo al capo dello Stato, a ricordato che anche se «il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo», «il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica». Un po’ il punto di partenza e il filo conduttore del convegno.


L’attualità, nelle parole di Tettamanzi, è «il ruolo tuttora operante della tradizione cristiana nella realtà capillare e profonda del nostro Paese». E si tratta di «una risorsa anche oggi preziosa per cercare insieme un futuro comune che sia risposta pronta e coraggiosa alle tante attese di questo momento storico».

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