Argerich, la «leonessa» del piano ruggisce con Chailly in Duomo

Domani alle 21.30 in piazza il concerto gratuito dell'artista Attesi 50mila spettatori. In programma Ravel e Stravinskij

Piera Anna Franini

Aspettatevi un'altra domenica da leoni settatancinquenni. A distanza di sette giorni dall'intervento di Riccardo Muti alla Scala per i suoi 75 anni da compiere il prossimo luglio, dunque doppiamente leone, domenica alle 21.30 è attesa in piazza Duomo la pianista Martha Argerich, leonessa del pianoforte, fresca di compleanno: 75 tondi tondi e splendidamente portati.

L'artista suonerà il Concerto di Ravel con l'orchestra Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly. Il concerto in Duomo della Filarmonica è l'evento di musica classica a più alta densità di partecipazione a Milano, nella collana delle iniziative di Open Filarmonica, ed ora è giunta alla quarta edizione.

Secondo i pronostici ci si attende l'arrivo di 50mila spettatori, cui si andranno ad aggiungere le migliaia che seguiranno l'evento musicale su Rai 5 dove viene trasmesso in diretta.

La serata si apre con le golosità timbriche de L'apprendista stregone, lo scherzo sinfonico di Paul Dukas. Segue la performance della Argerich quindi il racconto fiabesco de L'uccello di fuoco del russo Igor Strawinskij fino alla chiusura con l'ipnotico Bolero di Ravel.

Martha Argerich è l'interprete più accreditata del Concerto di Ravel, capolavoro del repertorio pianistico, pagina tessuta di lirismo malinconicamente francese, percussivismo alla Prokofiev, tinte jazz, sinuosità e graffio felino. La Argerich è la pianista vivente più intrigante in assoluto, colei che ha fatto della propria vita un'opera d'arte.

Basta percorrerne le tappe e le vicende, ricostruite anche dalla figlia Stéphanie che ha esordito un anno fa con un documentario sulla mamma e papà Stephan Kovacevich, anche lui pianista, legato sentimentalmente - per un certo periodo - alla Argerich. Ne esce il ritratto dell'artista, della donna e della madre alle prese con tre figlie avute da tre diversi uomini, una globe trotter suo malgrado, misteriosa e inafferrabile, eppure genuina e spontanea.

Si ricostruiscono gli esordi di Martha-fanciulla prodigio cresciuta a Buenos Aires in un'epoca in cui l'Argentina forgiava capitale umano d'eccellenza, era bottega di artisti, intellettuali, ingegneri, persino tennisti di prim'ordine. Si scrutano alcuni aspetti della vita di questa donna fragile ed energica allo stesso tempo: ossimoro vivente.

Leonessa quando agguanta la tastiera, carismatica al punto da mettere in ombra un'intera orchestra. Eppure soggetta a crisi che l'hanno pure allontanata da questo strumento, fonte di sofferenze per chi sia dedito allo scavo, al cesello, alle indagini del misterioso mondo che si cela dietro una partitura.

La Argerich tornerà a collaborare con la Filarmonica in ottobre, per il concerto a Parigi. Anche lì, al fianco di Chailly, direttore principale della Scala e della Filarmonica, in questi giorni impegnato con un altro pianista eccezionale come Radu Lupu.

Attento alle operazioni filologiche, a restituire dignità a testi dimenticati (vedi la Giovanna d'Arco della prima scaligera), Chailly all'occasione sostiene anche operazioni di divulgazione: vedi il

concerto in piazza.

Nel 2013, in occasione degli Expo Days, diresse Gershwin con Stefano Bollani. L'anno scorso scelse come solista David Garrett. Nel 2013, invece, fu la volta di Esa-Pekka Salonen con il pianista Lang Lang.

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