C'era una volta il mondo «Olivetti»

Documenti e oggetti celebri. Kerbaker: «Un breve viaggio storico»

Marta Calcagno Baldini

La celebre fotografia di Indro Montanelli ritratto da Fedele Toscani (padre di Oliviero) che siede, nel 1940, in un corridoio del Corriere della Sera (avrebbe fondato ilGiornale anni più tardi, nel 1974) su una pila di giornali per scrivere un articolo: sulle ginocchia tiene una Lettera 22, la macchina da scrivere portatile rigorosamente di marca Olivetti progettata nel 1950 da Marcello Nizzoli con Giuseppe Beccio. O l'alluvione del 1966 a Firenze, che portò nella città centinaia di ragazzi da tutt'Italia, «gli angeli del fango», che aiutarono a salvare il patrimonio d'arte che era rimasto sotterrato dall'acqua e dal cemento. L'Olivetti organizzò una grande mostra itinerante per ringraziare i volontari, che girò nientemeno che dal Metropolitan di New York, ad Amsterdam, Londra, Stoccolma, Copenhagen e si concluse al Palazzo Reale di Milano.

E poi i libri strenna, la straordinaria collezione di opere d'arte realizzate su commissione da artisti come Emanuele Luzzati che nel 1988 illustrò, sempre per Olivetti, alcune fiabe dei fratelli Grimm, o Jean Michael Folon che realizzo acquerelli per le «Metamorfosi» di Kafka nel 1973 e '79, o Enrico Baj per «Il deserto dei Tartari». Insomma la parola chiave è Olivetti, l'azienda di macchine da scrivere e articoli per il calcolo e l'elettronica, ma non solo. Dagli anni '50 ai '90 del Novecento fu anche un centro di produzione di idee e di cultura, creatrice di immagini e momenti che sono oggi parte della cultura italiana, in grado di dialogare con le maggiori istituzioni del pianeta, pur rimanendo sempre strettamente legata al territorio piemontese dove era nata nel 1908. La mostra «Olivetti. La cultura scritta a macchina» che ha aperto alla Kasa dei libri di Largo De Benedetti 4 (mostre@lakasadeilibri.

it, 02-66989018, lunedì-venerdì ore 15-19), anomalo luogo d'esposizione di volumi e tutto ciò che li riguarda, fino al 23 novembre restituisce l'importanza che questa azienda ha significato per la cultura italiana oltre che per la produzione tecnologica: «È impossibile dar conto di tutto, Olivetti è un mondo - chiarisce Andrea Kerbaker, fondatore della Kasa dei libri nonché collezionista di ogni tipo di impaginato (il materiale in mostra è suo), con una lunga esperienza di organizzatore culturale in grandi aziende come Telecom e Pirelli -: in questa esposizione si trovano dei cenni, abbiamo voluto dare un assaggio di una serie di argomenti che sono stati importanti per la storia di questa azienda e il suo contributo culturale». La curatela è affidata a Mauro Broggi e Pier Paride Vidari, due ex olivettiani.

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