Cronaca locale

Desenzano, porta bresciana sul Garda e le «sue» bellezze

Dal Castello al museo archeologico: quanti siti antichi da visitare. Occhio a non perdere pure i sapori lacustri

Roberto Perrone

A Desenzano del Garda viveva un uomo, proprietario di un podere e di una villa. Il suo nome era Decentius e Desenzano viene da lì ma anche dal fatto che il borgo si distende lungo il declivio collinare, in «discesa». Oggi Desenzano è una cittadina di quasi 30mila abitanti che mantiene immutata la sua importanza strategica, come quando era un importante porto della Serenissima: è la porta di accesso al Garda bresciano. Noi cominciamo il viaggio goloso dall'Open Café per un caffè/cappuccio e cornetto o altro sfizio, e, più tardi, merenda e aperitivo. In città l'offerta turistica-enogastronomica abbraccia diversi sapori. La macelleria Gallina, ad esempio, da oltre 50 anni propone la migliore selezione di carne equina.

Il senso di Desenzano si coglie dal Castello. Sorto probabilmente su un castrum romano baluardo contro le invasioni barbariche, fu ricostruito e rafforzato più volte, fino a includere 120 case ed una chiesa dedicata a S. Ambrogio. Ora restano le mura, con quattro torri, ed il mastio d'ingresso con i resti di un ponte levatoio. Caserma dismessa, dal camminamento di ronda si gode di uno spettacolare panorama. Nelle sale ricavate dagli ex alloggi degli ufficiali si svolgono mostre e convegni.

A furia di guardare il Garda, è salita la voglia di pesce. Alla Pescheria Abate (dal 1986) c'è anche la cucina con pesci di lago e di mare direttamente dal banco: luccio alla gardesana con polenta; bigoli alle sardine essiccate di lago, briciole di pomodoro e pane tostato; polpo grigliato con cime di rapa croccanti e olive taggiasche. Molti i luoghi interessanti, ma una visita al Museo Civico Archeologico, intitolato a Giovanni Rambotti, non può mancare. Pezzo forte un aratro pressoché completo risalente agli inizi dell'età del Bronzo (2000 a.C.) e considerato il più antico reperto del genere al mondo. Inoltre vi si possono trovare i manufatti rinvenuti lungo le rive meridionali del Benaco dal Paleolitico all'età del Bronzo. Molto interessanti gli scavi che dal 2011 interessano l'area del Lavagnone, inclusa nella lista dei siti palafitticoli dell'arco alpino protetti dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. Da lì vengono molti reperti interessanti, oggetti in legno, ceramica e bronzo.

Due proposte, per pranzo e cena o viceversa. Al ristorante Esplanade Massimo Fezzardi propone una cucina elegante con rimandi lacustri e vista sensazionale sul Garda: coregone in olio cottura con patate schiacciate, erbette e salsa ai pomodori confit, capperi e gel ai limoni del Garda; ravioli di branzino in guazzetto di vongole e finocchietto; tataki di salmone con crema ai finocchi, cremoso al wasabi e caviale. La Lepre, in una viuzza che si avvia al molo, ha ristorante e bistrot e domina il pesce: risotto di gamberi rossi, con bisque, yuzu e tè matcha; branzino pescato all'amo con salsa verde e millefoglie di sedano rapa e tartufo.

Uscendo dalle mura, il Podere Selva Capuzza è stato primo agriturismo in Lombardia (1986). Cascina Capuzza è un'antica cascina, le cui origini risalgono al 1400. Fino agli anni '60 è stata utilizzata come allevamento di bovini e piccoli animali da corte. Oggi, ristrutturata senza manomettere il carattere rurale, è ristorante, azienda agricola, agriturismo. In tavola arrivano: tortino di erbette e formaggio con salsa di zafferano e tagliatelle verdi con patate, porri, speck, e rosmarino. Innaffiamo i piatti con il vino di punta della casa, Lugana Riserva Menasasso, 3 bicchieri del Gambero Rosso 2020, caldo, coinvolgente, armonico.

Qui nel 1859 si combatté la durissima battaglia di Solferino e San Martino e la torre, alta 64 metri, la cui costruzione iniziò nel 1880 alla presenza del re Umberto I, ce lo ricorda. Venne eretta per onorare la memoria di quanti hanno combattuto per l'Unità dal 1848 al 1870. Prima di riprendere la via della città, sosta al Frantoio Montecroce per uno dei tanti tesori di queste terre, l'olio. Qui un tempo si praticava la bachicoltura poi si puntò su olio e vino ma ogni volta che un filare si seccava, il suo posto lo prendevano gli olivi. Fiore all'occhiello: olio extravergine di oliva Garda Bresciano Dop.

Caldo e prezioso, color dell'oro, con quattro cultivar (Casaliva, Frantoio, Leccino, Pendolino) è ideale per cibi dove l'ingrediente primario deve essere accompagnato e non sovrastato.

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