La Caritas teme una sfida tra "buoni" e "cattivi"

Sabato raccolta abiti per i piccoli migranti. Scola: l'accoglienza sia equilibrata

La Caritas teme una sfida tra "buoni" e "cattivi"

Quasi inutile dire che una manifestazione dedicata all'accoglienza dei migranti come quella del prossimo 20 maggio, «Insieme senza muri», che suona quasi come una citazione di papa Francesco, non può trovare contraria la Chiesa e meno che mai una Chiesa sociale come l'ambrosiana.

Eppure le perplessità esistono, nonostante le adesioni di realtà come la Casa della Carità e l'Azione cattolica, perché le paure tra la gente sono concrete e la percezione di insicurezza diffusa, anche nel popolo cristiano. Così, nonostante l'adesione della Chiesa valdese e di grandi realtà come la Casa della carità e l'Azione cattolica, oltre che di tante piccole associazioni, rimane il dubbio di fermarsi alle dichiarazioni di principio e di tradire quelle che un tempo si chiamavano maggioranze silenziose.

La Caritas, che per bocca del direttore Luciano Gualzetti, dice su «Milano sette» che manifestazioni di piazza «possono essere utili», invita anche a fare attenzione a non creare nuove opposizioni tra cittadini. Bene il coinvolgimento delle persone in piazza, «a patto che non si trasformino nell'ennesima, sterile contrapposizione tra pro e contro immigrati, tra buoni e cattivi». Caritas, reduce dalla prima missione congiunta con la Comunità di sant'Egidio per l'apertura del corridoio umanitario tra Italia e Etiopia, chiede di «continuare a operare con concretezza». E proprio sabato 20 maggio, Caritas ha in programma un progetto alternativo, che era in calendario ma che ha assunto un significato più forte e pragmatico. Le oltre 700 parrocchie della Diocesi si mobiliteranno per raccogliere indumenti usati e finanziare progetti in favore dei minori stranieri non accompagnati, come Casa Elim a Parabiago, Casa sul Pozzo a Lecco, La Scala alla Barona.

Già il cardinale Angelo Scola, parlando il 5 maggio scorso dal carcere di Bollate, aveva invitato «i cittadini» a impegnarsi e tutti a trovare un punto di incontro tra chi arriva e chi è residente.

«Occorre un lavoro comune per un'accoglienza equilibrata, che deve tenere conto dell'istanza degli accolti ma anche di coloro che vivono qui». Scola aveva anche ricordato l'urgenza di garantire legalità ai richiedenti asilo, «perché c'è chi scopre i propri diritti arrivando in questura».

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