Può sembrare normale ricevere un biglietto di ringraziamento dopo una bella festa. Ma se ha l'autografo del Papa, tono caldo e affettuoso, capita che si commuova anche il cardinale Angelo Scola, come già accaduto a Monza, lo scorso sabato 25 marzo al fianco di Francesco. «È stata una sorpresa, anche perché la lettera ha la firma chirografa del Santo Padre. Si vede che la gente gli vuol bene. Non soltanto i cristiani ma molte persone che sono in ricerca» dice l'arcivescovo alla fine della Messa per la Festa del Perdono, celebrata nella chiesa dell'Annunciata. Si scherza, anche. Com'è andata fisicamente la giornata? con tutti quegli appuntamenti tra Milano e Monza, sulla papamobile scoperta. «Non male, me la sono cavata bene» dice con un certo orgoglio dall'alto dei suoi 75 anni.
Ecco la lettera del Papa. «Indimenticabile giornata di preghiera, dialogo e festa» scrive il «successore di Pietro» «al Signor cardinale Angelo Scola». Si firma «Fraternamente Francesco», parla di momenti di «grande comunione», «entusiasmo della fede», «calore dell'accoglienza dei milanesi». Si dice «riconoscente», colpito dalla gioia di giovani e adolescenti», dall'«organizzazione». Affettuosi i ringraziamenti e la convinzione che ciò sia «segno di amore per la Chiesa». Alla fine, l'incoraggiamento alla Chiesa ambrosiana «a proseguire il suo cammino, testimoniando la gioia del Vangelo in ogni ambiente, anche i più difficili».
Scola ha risposto a qualche domanda. A distanza di giorni qual è stato il momento che si è depositato nel cuore? «Quando il Santo Padre nella rotonda del carcere di san Vittore si è rivolto ai carcerati. Mi ha colpito la nettezza con cui ha giustificato la propria presenza: sono qui perché ciascuno di voi per me è Gesù e è Gesù ferito. Ho visto moltissimi carcerati, soprattutto i giovani, ce ne sono tanti stranieri a San Vittore in attesa di giudizio, piangere e commuoversi».
Quali le novità nella visita di Papa Francesco rispetto a quella di Papa Benedetto nel 2012? «I due nello stile sono molto diversi. Papa Benedetto è un uomo di un'umiltà straordinaria, come la scelta veramente non facile delle sue dimissioni ha mostrato, è un uomo semplice, delicato, lui stesso quando è stato eletto si è definito umile servitore nella vigna. È realmente un uomo umile, con una capacità di riflessione che lo rende uno dei più grandi pensatori e teologi viventi. Papa Francesco è come se impostasse la sua persona con una sapienza che gli viene dall'appartenenza gesuitica, con una cultura di popolo come quella latino americana, su uno stile di familiarità. Un'altra cosa che mi ha colpito è stato il suo modo di parlare ai ragazzi allo stadio. Era stanchissimo prima di cominciare, poi si è ravvivato.
Ma ho notato che parlava a ottantamila come se avesse intorno dieci o dodici nipoti e questo va diritto al cuore di noi tutti, al cuore delle persone. Ed è un grande dono che penso possa ravvivare la Chiesa stanca dell'Europa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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