Ma quanta Milano, anzi, quante Milano si ritrovano nelle 160 pagine di Cantiere Expo. I gatti di Mozart sui tetti di Milano (Liberalia, 8,90 euro), costellazione di frammenti curiosi e colti cuciti insieme da Filippo Senatore, raffinato bibliotecario del Corsera convinto che la nostra città, prima di presentarsi al mondo, debba capire ciò che è stata!
Il ricordo corre sul filo della musica, e non poteva essere altrimenti con un sottotitolo così: si parte da Giuseppe Sinopoli e Carlo Maria Giulini, due leggende del podio unite dal gusto del girovagare; si arriva, a ritroso nel tempo, al genio di Wolfgang Amadeus che adolescente, ospite del conte di Firmian, nel bel mezzo di una notte del 1770 venne destato dai gatti di San Marco e ne musicò i miagolii.
A proposito di musica e molestie notturne: nel 1962 un certo Adriano Celentano, di mestiere orologiaio, fu condannato a 100mila lire per certe schitarrate che ai vicini proprio non andavano giù. «Questo libro - scrive Marco Travaglio in una delle due prefazioni (l'altra è di Gian Antonio Stella) - è una storia minima di Milano in pillole». Che poi si rivelano essere perle. Senatore è anche poeta e si vede, non solo per l'uso sapiente della rima baciata (Quei due spari in via Fiori Chiari). Ma anche per come impasta i frammenti di vita e i personali «ricordi d'archivista» (I dimenticati di via Solferino e altre divagazioni), con i nomi, gli episodi e i luoghi impressi nella memoria collettiva (Giulio Cesare alla scoperta del burro insubre, Costantino e la fede cristiana, i detestati Radetzky e Bava Beccaris); o per come sposa il sublime col quotidiano, il passato col presente, Toscanini e la Tebaldi con Facchetti, Verdi coi tramvieri, la Scala con la Bullona, il podestà Oldrado da Tresseno con il sindaco- commediografo Antonio Greppi da Angera. Gli anfiteatri romani, i condomini e gli orti.
Ogni sobborgo ha i propri eroi che, incuranti della nebbia dei secoli, passeggiano uno accanto all'altro: rivivono i «giovini signori», nobili quanto scapestrati, dell'Accademia dei Pugni, come i Verri e il Beccaria; alla Certosa di Garegnano incontri Francesco Petrarca, che fu a Milano per un decennio nel cuore del Trecento e fece in tempo a innamorarsene facendo infuriare i fiorentini nemici dei Visconti.
C'è chi è nato lontano ma per anni è vissuto a Milano, come Indro Montanelli da Fucecchio e il bellunese Buzzati. O Adolfo Rossi, Leo Longanesi, Eugenio Montale, Luigi Albertini. C'è chi qui finì ucciso, come Walter Tobagi, che incrociamo in una stanza spoglia davanti alla sua macchina da scrivere la vigilia di Natale del '79, o Lea Garofalo, assassinata nel 2009. Ci sono i politici morti in miseria prima della casta, come Carlo Tenca (altri tempi). All'appello risponde anche Stendhal, a cui «non bastarono i libri per capire Milano».
Ma siccome la Storia, manzonianamente parlando, non è solo dei grandi ma anche e soprattutto degli umili, Senatore segue la lezione di Verga - altro milanese d'adozione - e dà vita a un popolo di galantuomini in bombetta e vecchiette, ladri e poliziotti, banchieri, barcaioli. Il tutto nella nobile formula del lampo di memoria, del frammento impressionistico, disordinato ed epifanico quanto basta. Sulla scorta degli antichi moralisti, che pretendevano di trarre insegnamenti dai ricordi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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