Cronaca locale

La natura morta «rivive» nella raccolta di Poletti

La collezione dell'artista a Palazzo Reale fino al 24 marzo: in mostra tele del '600 e del '700

Francesca Amé

«La mia vera biblioteca è appesa sui muri», diceva Geo Poletti (1926-2012), appassionato d'arte, pittore, collezionista raffinato, amico di Roberto Longhi e Federico Zeri, un milanese di buona famiglia che allo studio e alla pittura ha dedicato l'esistenza, alla perenne ricerca di un quadro nuovo o di una firma da valorizzare, per arricchire il suo meraviglioso «museo domestico».

La sua collezione una chicca finora sconosciuta ai più è per la prima volta presentata al pubblico nell'ambito di Milano Museo City (1-3 marzo) che, con la sua rete di ottanta istituzioni aderenti a questo «week-end del bello», invita tutti a riscoprire i nostri tesori con mostre ed eventi ad hoc. Il tema della terza edizione è la natura e di certo «La Natura Morta di Geo Poletti. Una collezione milanese» è tra le esposizioni che meritano attenzione (la mostra rimarrà poi aperta fino al 24 marzo, sempre a ingresso libero). Per visitarla bisogna salire al primo piano di Palazzo Reale, nel delizioso Appartamento dei Principi progettato alla fine del Settecento dal Piermarini dove un'infilata di sale offre punti di vista suggestivi per presentare una significativa selezione della collezione Poletti.

Sono 25 i dipinti esposti, tutti di intensa bellezza e valorizzati da un intelligente allestimento: sotto la cura di Paolo Biscottini e Annalisa Zanni e con la generosa collaborazione degli eredi di Geo Poletti, l'Associazione Museocity regala ai visitatori un viaggio affascinante nelle nature morte del Sei e del Settecento, così tanto amato dal collezionista e pittore milanese, acuto nel selezionare, nelle aste londinesi e negli antiquari italiani che spesso frequentava, tele di piccolo, medio e anche grande formato. Dipinti pregevoli di Bernardo Strozzi e di Giacomo Ceruti si accompagnano a quadri di attribuzione incerta, molti di area lombarda o nordica e di gusto caravaggesco, e tutti di innegabile gusto.

«Amava molto le nature morte, persino le più intense, come quelle con la carne macellata o con le frattaglie di animali in primo piano. Sceglieva i dipinti in base alla qualità della pittura, che era l'aspetto che a lui importava di più», ricorda la figlia Giovanna. Strenuo studioso, accumulatore compulsivo d'arte (complice la moglie Giulia, ugualmente appassionata), Geo Poletti è stato anche pittore originale: espose alla Galleria «Il Milione» ma negli anni riservò ai suoi pennelli solo lo spazio di un passatempo. Con l'occhio vigile di chi conosce la consistenza della tempera e la composizione di un quadro ha creato una grande collezione, apprezzata da molti critici, incluso Vittorio Sgarbi. La mostra a Palazzo Reale ha il merito di far conoscere non solo queste nature morte seicentesche - il Vaso con fiori e composizioni di frutta di Bernardo Strozzi è forse il capolavoro della collezione - ma anche la figura umana e intellettuale di Geo Poletti.

Nelle ultime due sale sono infatti esposti alcuni dei suoi lavori, alcuni dei quali sono copie dei pittori barocchi che tanto amava: la natura morta seicentesca ha sedotto Poletti, e molti altri artisti della sua generazione, perché permette di ragionare sui pieni e sui vuoti, sul senso della morte e della vita, su dettagli apparentemente insignificanti e invece fortemente simbolici.

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