Pisapia, un addio a orologeria alla faccia del Pd (e dell'Expo)

La città si presenta all'appuntamento più atteso con un sindaco dimezzato Il partito di Renzi fissa le primarie a novembre. Battaglia sulle candidature

È cominciata la più lunga campagna elettorale della storia di Milano. Col colpo di scena di due giorni fa Pisapia, annunciando di non volersi ricandidare a sindaco, ha condannato la città a 14 mesi di toto-candidature, primarie sì-primarie no, alleanze di chi con chi, retroscena fino alla campagna elettorale vera e propria della primavera 2016, come previsto. Con l'aggravante non trascurabile che di questi 14 mesi, 6 saranno dedicati dell'Expo, di cui comunque Pisapia dovrebbe occuparsi, sebbene da sindaco in scadenza e non rinnovabile. Con questa mossa, solo apparentemente precipitosa, il sindaco indebolisce l'immagine istituzionale di Milano. Il fatto è che Pisapia ha voluto bruciare sul tempo il non amato Pd renziano: con questa mossa evita di farsi accompagnare alla porta dal premier. E tra Pd e sinistra radicale è già tregua armata.

Tutti uniti «almeno a parole» come ha sintetizzato il segretario Pd Pietro Bussolati, ma «valuteremo in quest'ultimo anno ci si sarà e chi no nel 2016». Strizza l'occhio ai «delusi del centrodestra» e lancia le primarie a novembre.

Campo e Lomartire a pagina 2 e 3

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