Sabrina Cottone
Francesco Vassallo, sindaco Pd di Bollate, da capogruppo del centrosinistra in Città metropolitana ha seguito l'evoluzione del protocollo per «l'accoglienza diffusa dei richiedenti protezione internazionale», che sarà firmato domani alla presenza del ministro dell'Interno, Marco Minniti, tra Prefettura, Città metropolitana e Comuni.
Perché dopo tante proteste, anche da parte dei sindaci di sinistra, è arrivato il sì?
«Il motivo è che fino a oggi l'accoglienza è stata imposta dai prefetti italiani, sulla base di decisioni prese dai governi. Con questo protocollo i Comuni diventano protagonisti»
Basterà a curare paura e senso di insicurezza dei cittadini?
«Credo di sì, perché i Comuni non si troveranno più i migranti sul territorio dall'oggi al domani ma riusciremo a concordare l'accoglienza».
Ma chi non aderisce al protocollo riceverà un numero di migranti superiore?
«Questo non è scritto da nessuna parte. Il protocollo è sottoscritto su base volontaria e ha due pilastri: l'accoglienza diffusa, cioè evitare la concentrazione di tante persone su un piccolo territorio. Il secondo pilastro è la partecipazione da parte del Comune, in collaborazione con la prefettura, all'accoglienza di queste persone».
Che cosa cambierà da un punto di vista concreto per i cittadini?
«Finora in emergenza il prefetto affidava i migranti a una società immobiliare e il sindaco se li trovava collocati. Dopo il protocollo, ci sarà un tavolo con la prefettura, in cui il prefetto dirà quante persone arriveranno e chiederà come distribuirle. Si collabora».
È in grado di escludere che verranno utilizzate strutture pubbliche?
«Noi sindaci che non abbiamo a disposizione strutture pubbliche per l'accoglienza, attiveremo società immobiliari, associazioni, Caritas, parrocchie, cooperative edilizie, per chiedere la disponibilità di appartamenti per uso sociale».
Se il privato vi dirà di no?
«Se diranno di no, non potremo accogliere nessuno. Non abbiamo alberghi sfitti, proprietà comunali per accogliere grandi numeri».
Il numero di persone accolte da che cosa dipende?
«Dal numero di disponibilità».
E i fondi che metterete a disposizione?
«Non metteremo a disposizione alcun fondo. Il ministero riconosce all'amministrazione comunale 1000 euro per ciascuna persona accolta e il privato verrà pagato con i fondi europei Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati».
Vede punti deboli del protocollo che vanno risolti?
«Abbiamo provato a introdurre elementi specifici e locali: il tema degli alloggi Erp, l'edilizia residenziale pubblica, per persone residenti, però non è stato possibile».
Non teme che le persone in povertà si sentano discriminate?
«No, perché è il privato che mette a disposizione gli spazi e può scegliere di metterli a disposizione dei migranti così come della popolazione residente».
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