Da strumento per orientarsi in un mondo sconosciuto a fonte d'ispirazione per migliaia di artisti in un pianeta globalizzato. Da antica espressione del controllo sul territorio, attraverso la propria storia, la Tabula Peutingeriana insegna, a moderna metafora della complessità, anche l'epopea dell'uomo e la sua rappresentazione del reale.
Per questo appare molto suggestivo «The man into the map», il tema della quarta edizione del festival Video Sound Art (Vsa), realizzato da Le Cicale dell'Arconte e diretto da Laura Lamonea. Nato nel 2011, è uno spazio di approfondimento sulle relazioni fra arte e nuove tecnologie e quest'anno si svolge da ieri a venerdì, tra le 19 e le 24, in una location che non poteva essere più azzeccata: il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, che fra l'altro si prepara ad esporre, dopo l'estate, il frammento lunare della missione Apollo 17.
Uomo e mappe, dicevamo: gli artisti di questa edizione di Vsa racconteranno tra installazioni, progetti e momenti musicali la propria interpretazione della «carta del futuro». Parola d'ordine: sperimentare, con intersezioni e contaminazioni fra vari linguaggi. Maestri in questo sono il gruppo di artisti europei AntiVJ e il tedesco Frieder Weiss, artefice di mondi paralleli, protagonisti già domenica di due retrospettive, le prime in Italia.
La nostra è una società rumorosa, impossibile il silenzio: ce lo ricorda l'illustratore milanese Beppe Giacobbe, che ibrida il cortometraggio di animazione «Le roi du silence. Le illustrazioni di Giacobbe ispirano anche le opere di Yannick Jacquet e Ivan Casagrande Conti. Vere perle da non perdere, soprattutto per i cultori dei film d'epoca, sono le originali sonorizzazioni di pellicole mute a cura dell'istituto Ioic (Institute of Incoherent Cinematography) di Zurigo, in sala Cenacolo. Ieri sera l'avvio, alle 21, con Entr'acte (1924) di Renè Clair e Ballet Méchanique (1924) di Fernand Léeger e Dudley Murphy, conclusi da Salomé (1923), di Charles Bryant.
Stasera, sempre alle 21, tocca invece a The Dying Swan (1917), di Yevgeni Bauer, seguito - alle 22.30 - da L'Inhumaine (1924), di Marcel L'Herbier cocnluso da un live score di Linda Vogel & Diane Gemsch.
Tra le novità l'installazione interattiva Urus, in Sala Colonne, a cura del duo Calembour, per produrre mappe visive e sonore con l'acqua; intanto nel Chiostro Caterina Gobbi presenta un'opera in prop making.
Un gradito ritorno si avrà sul fronte musicale: ad aprire il festival, domenica alle 20, sarà la cantante e musicista svizzera Iokoi. Bisognerà attendere il 9 luglio, invece, per l'unica data italiana della cantautrice americana Julia Holter, in Sala Cenacolo alle 21.30 (ingresso 10 euro). Da ascoltare l'ultimo album «Loud City Song» (2013), acclamatissimo dalla critica.
Sempre qui, il 10, sarà la volta degli svizzeri Death of a Cheerleader (8 euro), mentre l'11 si chiude con l'electro-ambient di K- Conjog (8 euro). Cinema e musica sembrano dunque fondersi in un tutt'uno che riassume lo spirito e il senso del festival Video sound art in una dimensione che ci riporta indietro nel tempo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.