Il sindaco Beppe Sala si erge a statista e ha la presunzione di proporre, con un breve video su facebook, una riforma complessiva del sistema sanitario. Proprio lui che il 27 febbraio lanciava il motto «Milanononsiferma» sorseggiando un cocktail, con le scuole chiuse in via precauzionale, dimostrando di non aver assolutamente capito la gravità della pandemia. Così sbagliava la strategia sui mezzi pubblici, riducendo le corse e costringendo i milanesi agli assembramenti per prenderli. Sempre Sala metteva in ferie forzate tutti i vigli, quando invece ci sarebbe stato bisogno, durante il lockdown, di personale in strada a controllare. Per non parlare dell'infelice uscita di giugno sulla «necessità di tornare a lavorare per tutti i dipendenti che erano in smart working... Ma tant'è. Il sindaco dalla memoria breve ha dimenticato i suoi errori e quindi può permettersi di ridisegnare la riforma del sistema sanitario, che peraltro esula dalle sue competenze.
La proposta targata Pd «si basa su cinque mosse»: l'istituzione di un'Agenzia per il Governo della Sanità, rivedere il rapporto tra sanità pubblica e privata, ripensare le Ats, rafforzare la medicina territoriale e dare ruolo ai sindaci. In particolare l'ipotesi è di «riconoscere subito all'ospedale privato una quota della prestazione e vincolare il restante 20% all'esito della cura». Anche le Ats vanno ripensate perchè «non hanno funzionato. Pensiamo che si debba tornare ai distretti: più piccoli, più vicini al territorio, più in grado di occuparsi dei problemi sanitari e sociali del singolo assistito». Secondo il primo cittadino la Regione «dà scarsa fiducia ai medici di base, avendoli trasformati in produttori di ricette. Ma è necessario che i singoli cittadini vadano in ospedale il meno possibile». Infine, il ruolo dei sindaci: «Sulla carta hanno formalmente responsabilità sulla salute dei loro cittadini, nella pratica non hanno alcun ruolo».
A ripercorrere le mosse dei governi di centrosinistra che hanno portato a questa situazione è Gianmarco Senna, consigliere regionale della Lega: «I problemi della sanità sono aumentati a dismisura a causa di 10 anni di tagli da parte della sinistra al governo, a partire da Mario Monti fino a Gentiloni. Ricordo infatti, come i tagli alla sanità pubblica dal governo Monti in avanti ammonterebbero a circa 37 miliardi di euro. La spending review dell'allora presidente del Consiglio Mario Monti, nel 2011, ha iniziato a infliggere i primi duri colpi, arrivando al 2015, altro anno pesante, quando con Matteo Renzi le Regioni dovettero rinunciare a fondi per la sanità che erano stati promessi da Roma per circa 2 miliardi. «Il centrosinistra - incalza Senna - sta cercando di centralizzare la sanità: siamo davanti a un chiaro assalto all'autonomia, al progetto di distruggere la Lombardia e la sua capacità di fare fronte alla crisi».
«Anzichè pensare alla riforma della sanità, Sala si attivi per primo per riorganizzare la polizia locale e i servizi sociali, di sua competenza, perchè si prendano cura dei cittadini in difficoltà» attacca il Commissario provinciale di Milano della Lega Stefano Bolognini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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