Se il Papa decidesse per un sacerdote non ancora vescovo, sarebbe una scelta meno insolita di quanto possa apparire a prima vista. Soprattutto per Milano, che ha una lunga tradizione di arcivescovi chiamati a essere successori di Ambrogio un po' come accadde al santo patrono, diciamo senza un cursus honorum ordinario. Non si tratta di personalità di secondo piano, ma di uomini che hanno segnato la vita di Milano e anche l'intera storia della Chiesa.
Solo nell'ultimo secolo sono diventati arcivescovi di Milano senza essere ancora vescovi grandi uomini di fede, protagonisti delle vicende della barca di Pietro. Il primo è l'abate benedettino Ildefonso Schuster, mandato da San Paolo fuori le mura a Roma proprio a Milano, città della quale è stato arcivescovo dal 1929 al 1954, affrontando i difficili anni del fascismo e della guerra. Il cardinale Schuster è stato proclamata beato da Giovanni Paolo II nel 1996.
Ed eccoci alla vicenda di Papa Paolo VI. Gianbattista Montini era prosegretario di Stato quando fu mandato a Milano: è proprio in quell'occasione che fu consacrato vescovo. Ricevette la porpora da cardinale molto più tardi. Ma oggi è tra i beati: la causa canonica fu aperta da Giovanni Paolo IIe a proclamarne la beatificazione, nell'ottobre 2014, è stato Papa Francesco.
C'è poi il cardinale Carlo Maria Martini.
Era rettore dell'Università Gregoriana quando Giovanni Paolo II lo volle vescovo di Milano, che ha guidato dal 1979 al 2002. Biblista di fama, intellettuale e pastore, vicino a diventare Papa, è stato ed è un punto di riferimento per molti.SCot
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