La scia del terrorismo islamico da viale Jenner porta a Parigi

La moschea è spesso frequentata da fanatici. Ed emerge un nuovo filo con la jihad Il centrodestra lancia l'allarme e il direttore ammette: «Non posso controllare tutti»

«Veniamo sempre e comunque citati» commenta il direttore dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, Abdel Shaari. Il filo che lega i fatti di Parigi a Milano è stato svelato ieri da un articolo del «Giornale». La ricostruzione firmata da Fausto Biloslavo fa luce sui rapporti di uno dei presunti killer di Parigi. Cherif Kouachi, da aspirante jihadista, trovò fra i suoi mentori un veterano dell'Iraq, Boubaker Al-Hakim, detto Abou Mouqatel, parte di una «cupola» della guerra santa tunisina guidata da Londra da Seifallah Ben Hassine. La rete era collegata in Italia col «gruppo di Milano» che frequentava viale Jenner. E i suoi uomini finirono in un'inchiesta dell'allora pm Stefano Dambruoso (che da deputato ieri ha chiesto una procura nazionale anti-terrorismo).

«Sono stati anni turbolenti - commenta Shaari - Dambruoso ha fatto indagini e se emerge qualcosa devono essere trasmesse alle autorità francesi». «Migliaia frequentano il nostro centro - prosegue Shaari - come faccio io a controllare se uno ha idee bislacche? È affare della legge e della magistratura italiana e francese».

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