Il sistema Navigli patrimonio Unesco

Il dossier della candidatura deve essere pronto entro fine anno. In corsa nel 2020

Il sistema Navigli patrimonio Unesco

Il sistema dei Navigli, o meglio il sistema idrico lombardo candidato a patrimonio mondiale dell'Umanità. Si parla di una rete di 20 impianti idrovori e irrigui, realizzati tra il 1850 e il 1950, in stile Liberty, 12 fontanili, marcite sparse per tutto il territorio a formare il cosiddetto complesso delle opere di bonifica. I consorzi di bonifica lombardi, in stretta collaborazione con la Regione, stanno costruendo il progetto «La civiltà dell'acqua in Lombardia» per inserire i maggiori e più significativi manufatti idraulici e irrigui nella lista del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell'Umanità dell'Unesco. Tra questi rientrano, appunto, il sistema dei Navigli milanesi, in particolare la Conca dell'Incoronata e la Conca di Viarenna alla Darsena.

Si tratta di opere idrauliche ed irrigue che hanno svolto nei secoli molteplici funzioni: difesa del suolo, risanamento e salubrità del territorio, irrigazione, valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio, trasporto, sport e ricreazione, conservazione della memoria storica. Dai laghi prealpini e dai grandi fiumi derivano, attraverso molteplici e differenziate modalità tecniche e costruttive, molti canali, da cui a loro volta si dipartono altri canali via via più piccoli, a formare una rete fittissima che ha permesso il fiorire dell'agricoltura nella Pianura Padana. Il Grande, Martesana, Paderno, Pavia, Bereguardo e il Canale Villoresi danno vita ad una rete lunga quasi 3.500 chilometri

Così il sistema dei Navigli milanesi è alla base dello sviluppo agricolo, industriale e commerciale della nostra città, ora tornato grande protagonista del dibattito cittadino per la proposta, che si sta concretizzando sempre di più, della riapertura della Cerchia.

I Consorzi di bonifica, spesso insieme ai Comuni, hanno allestito musei, sedi espositive e aree ecologiche dove sono esposti macchinari, oggetti, immagini e documenti, che raccontano la storia della bonifica e del territorio. In altri casi, hanno dato vita a musei e habitat naturali, come gli eco-musei sulla roggia Mora a Vigevano e sull'isola Benedicta a San Benedetto Po.

Ora il percorso per la valorizzazione di questo patrimonio agricolo, naturale e ingegneristico nasce nel 2015 su iniziativa degli assessorati al Territorio, all'Ambiente e alla Cultura della Regione e recentemente ha coinvolto l'assessorato alla Partecipazione del Comune, diretta da Lorenzo Lipparini che si sta occupando appunto del dibattito pubblico sulla riapertura dei Navigli in città. Nel 2019, infatti, dovrebbero vedere la luce gli ultimi libri dei sei che compongono la «collana» per la candidatura.

«Nel 2020 - spiega Giorgio Negri, direttore dell'Associazione regionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue - il progetto dovrebbe andare al tavolo interministeriale Ambiente, Cultura e dell'Agricoltura per le correzioni e poi entrare nella tentative list, la lista delle candidature. Per la metà del 2020 crediamo che possa arrivare a Parigi la sezione dell'Unesco». Da vagliare il numero delle candidature che arrivano dall'Italia, dal momento che ne viene approvato uno per ogni paese.

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