Sparatoria in strada: poliziotto aggredito ferisce il ladro d'auto

L'agente fuori servizio ha cercato di sventare il furto di una macchina Preso a calci e pugni da uno straniero, ha esploso due colpi di pistola

Quando ha visto arrivare trafelato quel giovane con il casco in mano, ha tirato fuori il distintivo e ha gridato il classico: «Polizia». Ma quello come una furia, e apparentemente senza ragione, s'è scagliato contro di lui colpendolo a calci, pugni e persino con il casco. Un pestaggio brutale a cui il poliziotto ha cercato di porre fine prima sparando due colpi a terra perché in aria, forse pochi lo sanno, è molto pericolo. Ma per tutta risposta l'aggressore ha moltiplicato la ira, cercando di strappargli la pistola. Fino a quando sono partiti altri colpi, questa volta verso il bersaglio. Quando poi è arrivata la volante ha trovato i due uomini a terra: il poliziotto con quattro costole rotte, l'aggressore ferito alla gamba e al basso ventre.

È l'epilogo di una storia di incredibile, e inspiegabile, di violenza esplosa l'altra sera in via Venezia Tridentina, un viale alberato con un ampia aiuola al centro, alla periferia su ovest di Monza. Qui vive infatti un sostituto commissario, massimo grado degli ispettori, di 53 anni, in servizio alla squadra mobile di Milano. Verso le 23 il poliziotto era uscito per la passeggiata serale dei suoi due cani. Improvvisamente sente poco distante dei vetri andare in frantumi. Più tardi si scoprire che l'aggressore, un marocchino di 34 anni, aveva mandato in frantumi il lunotto di un Bmw parcheggiata, per il solo gusto del vandalismo. Il sostituto commissario non sa ancora cosa sia successo, poi vede questo giovane arrivare correndo da via Emilia e cerca di fermarlo, ovviamente qualificandosi.

E qui succede il finimondo. Anziché banalmente tentare di evitarlo e scappare, il magrebino si scaglia come una furia contro il poliziotto. Il funzionario cade a terra, si rialza, capisce che non sarà facile riportare il ragazzo alla calma, fa due passi indietro e decide di estrarre la pistola d'ordinanza, portata al fianco anche se fuori servizio. Con molta freddezza sceglie di non sparare in aria, il proiettile vagante può uccide qualcuno nella caduta, ma di puntare l'arma verso la vicina aiuola. Le due detonazioni scuotono la serata nel tranquillo viale periferico. Ma i colpi anziché placare la rabbia del magrebino, sembrano anzi centuplicargli le forze. Incurante della pistola in mano all'avversario gli si scaglia nuovamente contro, cercando di disarmarlo.

I due rotolano a terra, avvinghiati, il giovane, più forte e aitante, sembra avere la meglio e il poliziotto suo malgrado è costretto a premere nuovamente il grilletto, questa volta puntando il marocchino. Avrà comunque ancora una volta la capacità di mantenere il controllo di se e tenere bassa la canna della pistola. Partono altri colpi, due o tre non è ancora chiaro. I proiettili raggiungono il bersaglio, la gamba del nordafricano e anche le sue parti, come dire, più sensibili. Nonostante le ferite, il magrebino tenta un ultimo assalto, cercando di strangolare l'agente. Poi il sangue perduto gli fa perdere le forze. La lotta a questa punto sembra veramente conclusa. Entrambi i «contendenti» si rotolano a terra, ansimanti, non più in grado di continuare lo scontro.

Proprio in quell'istante il silenzio viene rotto dalla sirena di una volante. Alcuni residenti di via Venezia Tridentina, sentiti gli spari, chiamano il commissariato. L'equipaggio arriva e trova i due ancora a terra. Il sostituto commissario si qualifica, racconta sommariamente quanto è successo. Vengono chiamate le ambulanze. Il poliziotto finisce al San Gerardo di Monza, dove i medici gli riscontrano un forte trauma cranico e la frattura di quattro costole. Viene trattenuto una notte in osservazione e dimesso ieri mattina con una prognosi di 30 giorni. Il marocchino viene dichiarato in stato di arresto per resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, oltre che denunciato per il danneggiamento.

Finisce a Niguarda per curarlo delle ferite alla gamba e al testicolo, ma soprattutto per un esame tossicologico. Tanta rabbia e tanta determinazione può essere spiegata solo con una abbondante assunzione di alcol o droghe. Curioso epilogo invece per i cani. Spaventati dalla sparatoria, sono spariti, scappati chissà dopo.

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