In perfetta sintonia con la volontà della sua nobile fondatrice - nientemeno che l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, nel 1776 - di «sottrarre l'insegnamento delle Belle Arti ad artigiani e artisti privati per sottoporlo alla pubblica sorveglianza e al pubblico giudizio», oggi l'Accademia di Brera, orgoglio milanese (e italiano) nel campo dell'alta formazione artistica, è legittimata a produrre lavoro qualificato anche nel campo del restauro.
La commissione interministeriale di Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e Miur (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) ha infatti dato via libera al conferimento di un diploma accademico di secondo livello che abilita alla professione di «restauratore di beni culturali» al termine dei corsi quinquennali di Restauro. Forte delle nuove sedi ricavate nelle scuderie dell'ex villa Borromeo di Arcore, l'Accademia potrà dunque abilitare i suoi studenti come restauratori professionisti. «Questo significa fra l'altro - sottolinea il direttore Franco Marrocco - poter andare a lavorare per le Sovrintendenze come un restauratore uscito da università e Istituto Superiore per il Restauro. Un tassello importante che si aggiunge a quello, finalmente arrivato con una legge recentissima, dell'equiparazione del diploma di Accademia di Belle Arti alla laurea universitaria in Storia dell'Arte».
I corsi che hanno già ricevuto la legittimazione sono quelli che riguardano manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee, manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti, materiale librario e archivistico, manufatti cartacei e pergamenacei, materiale fotografico, cinematografico e digitale. «L'auspicio è che, a breve, arrivi il riconoscimento anche per il corso dei materiali lapidei, per il quale stiamo predisponendo nuovi laboratori», si augura Marrocco. Buone notizie, dunque, per i circa 3700 iscritti all'Accademia, di cui quasi un terzo proveniente dall'estero. «Lo stesso non si può dire - riflette Marrocco - per i docenti, che da anni sono costretti in uno scomodo limbo. I professori delle Accademie, infatti, pur operando a tutti gli effetti come universitari, fanno capo all'Afam, settore del Miur per l'Alta Formazione Artistica e Musicale, come i docenti di Conservatorio, e pertanto non godono dello stesso status giuridico dei colleghi delle università».
Insomma, gli studenti sono equiparati, i docenti no. Come è possibile? «In effetti una legge c'è, e dal '99, ma non è stata ancora applicata». Quattordici anni di contenziosi mentre, nel frattempo, Brera passava dai 4 corsi tradizionali (pittura, scultura, decorazione e scenografia) a oltre 20 tra curricoli magistrali e corsi aggiuntivi, con un'offerta didattica a livello dei migliori atenei.
E così circa 1200 professori in Italia, che lavorano in realtà di grande tradizione e prestigio (la Vannucci di Perugia, la Carrara di Bergamo o l'Accademia di Ravenna, per citarne alcune), sono pronti a chiedere al nuovo Esecutivo di non essere più «figli di un dio minore».
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