In Mille sulla collina dell'Infinito per celebrare l'Unità in nome della Bellezza

Oggi alle 16 una «Spedizione» di poeti, scrittori, artisti, studiosi sarà guidata da Tomaso Kemeny sull'«ermo colle» di Recanati per ricordare che l'unificazione del Bel Paese ha un unico simbolo: la parola. Verrà letta in modo corale la canzone di Leopardi «All'Italia».

Elena Gaiardoni
La Spedizione dei Mille sulla collina dell'Infinito. In nome di un unico valore italico, la Bellezza, oggi mille poeti occuperanno alle 16 il celebre «ermo colle» di Giacomo Leopardi a Recanati per dire al mondo che l'Unità tricolore trova la sua vera sostanza nella parola.
L'idea è del poeta Tomaso Kemeny, di origine ungherese ma a Milano dal 1948, che ha radunato scrittori, musicisti, artisti e studiosi
sul luogo che a tutti è «Sempre caro». Il colle oltre il quale Lepardi ascoltò «L'infinito». Sfideranno pioggia e vento tra le fronde i «mille guerrieri della parola» leggendo in forma corale la canzone «All'Italia» dell'immortale autore di «A Silvia». Saranno presenti l'ex ministro della Cultura unghesere e poeta, Geza Szocs, lo studioso Stefano Zecchi, il musicologo Quirino Principe e anche l'assessore alla Cultura di Milano Massimiliano Finazzer Flory.
«Solo nella grande arte che questo Paese ha donato all'umanità possiamo essere tutti uniti - commenta Tomaso Kemeny -. Questa sarà la Spedizione dei Mille della Bellezza, inestimabile sorgente di vita, emblema della creazione».
Saranno recitati versi di scrittori e poeti stranieri che hanno tributatto all'Italia la sua virtù d'essere Patria del Mondo in quanto Grande Madre dell'ispirazione artistica.
«Quando dovetti lasciare l'Ungheria ero bambino e molto povero - continua Kemeny -. Arrivati nel Bel Paese, la prima cosa che fece mia madre fu di portarmi a Firenze a vedere la casa di Michelangelo. Ho ricevuto da lei in dono il culto per le emozioni d'arte che questa terra continua ad elargire a piene mani. Quindi ho pensato di organizzare la manifestazione di stasera».
E meno male che qualcuno ci ha pensato, perché se c'è una virtù che troppo spesso l'Italia dimentica è quella di trovarsi unita nell'alveo che alimenta la politica, il senso d'essere una società al di là delle barriere, la capacità di muoversi insieme: la parola. Un film da Oscar come «Il discorso del Re» ripete che una Nazione trova il suo elemento unificante nel suo poeta, in questa caso William Shakespeare, nel nostro in Giacomo Leopardi oppure in un Dante Alighieri, che guarda il caso in un celebre Canto del Purgatorio fa apparire la sua Guida, Beatrice, nei tre colori del Rosso, Verde, Bianco simboli delle tre virtù teologali: Fede, Speranza, Carità.
L'Italia non è correttamente orgogliosa della sua poesia e la relega ad un ambito letterario e accademico, non sempre vivo e vivente nell'educazione della società civile. Il nostro «cor» non si spaura per la sua incapacità di trasformare la poesia in azione.

«Il raduno sul luogo-simbolo dell'Infinito sarà seguito da un altro evento, che si terrà a Milano alla fine di marzo in cui faremo le Cinque giornate della città ritraducendole in cinque giornate dedicate alla meraviglia dei versi». Intanto alla vigila del 17 marzo artisti da tutta Italia celebreranno in modo inconsueto un'Unità che parla al cor, all'intelletto e all'azione.

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