Il miracolo

Nessuno riusciva a crederci, nemmeno i vigili del fuoco che scavando tra le macerie hanno sentito delle voci. Sotto quella montagna di assi e pietre due persone si sono aggrappate alla vita con tutte le loro forze e hanno aspettato pazienti i soccorsi. Poi, dieci lunghissimi giorni dopo sono arrivati i pompieri. La nonna di 80 anni e il nipote di 16 erano finalmente salvi. Nella prefettura di Miyagi, colpita con una terribile violenza dal terremoto e dallo tsunami che ha devastato dieci giorni fa il nordest del Giappone, ha riacceso una fiammella di speranza tra i profughi che ancora sperano di trovare vivi i loro cari e i soccorritori. Il «miracolo» si è verificato nella città devastata di Ishinomaki, dove la donna e il nipote sono stati trovati vivi sotto le macerie della loro casa. In realtà sembra che sia stato il ragazzo a trovare i soccorritori, quando è riuscito a emergere dopo nove giorni dalle macerie, ed è stato notato mentre barcollava in cerca di aiuto. «Avevano delle temperature piuttosto basse ma erano coscienti. Al momento non abbiamo dettagli sulle loro condizioni», ha detto un portavoce delle Forze di autodifesa, l’esercito giapponese. Una troupe della televisione di Stato Nhk era sul posto del salvataggio e ha ripreso i soldati mentre li caricavano, sdraiati sulle barelle, su un elicottero che il ha portati al più vicino ospedale funzionante. Secondo la Nhk, i due si trovavano nella loro cucina quando il terribile sisma, del grado 9.0 della scala Richter, ha colpito. La donna, Sumi Abe, e il ragazzo, Jin Abe, si sono ritrovati bloccati in una nicchia della costruzione rimasta in qualche modo in piedi, che per loro fortuna conteneva anche il frigorifero. Per nove giorni si sono alimentati con quello che conteneva il frigorifero, cola e yogurt.
Il bilancio delle vittime della tragedia che ha colpito il Giappone ha superato i la soglia delle ventimila, secondo le autorità. Ma quello finale potrebbe essere molto più elevato se è vero - come ha affermato di «sospettare» il capo della polizia locale Naoto Takeuchi - che ci potrebbero essere state 15mila vittime in una sola Miyagi. Per ora, il conto dei morti nella prefettura è di quasi cinquemila. «Da oggi in poi, ogni giorno saranno trovati migliaia di cadaveri», ha aggiunto Takeuchi indicando quello che riservano i prossimi giorni. Nessun altro miracolo si è verificato per le quasi 400mila persone, tra cui centomila bambini, che sono rimaste senza casa, senza riscaldamento, con rifornimenti di cibo, acqua e medicine che scarseggiano, nell’ area del nordest del Giappone colpita dalla doppia tragedia alla quale è seguita a ruota quella della radiazioni sfuggite dalla centrale atomica danneggiata di Fukushima. Gli evacuati dalla pericolosa «zona di esclusione» di 30 km dalla centrale sono circa 20mila. «Non c’è elettricità e il cibo scarseggia ma se dovessi dire cos’è che vorrei più di ogni altra cosa è l’acqua.

Vogliamo pulire la nostra casa e recuperare quello che è possibile», ha detto Kimio Arai, 66 anni, della città costiera di Ofunato. La casa della sua famiglia è ancora in piedi ma il pianterreno è stato completamente sommerso dallo tsunami con tutto quello che conteneva.

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